Quando il Social Network è veramente Social.
Un video denuncia, una nobile causa, ed un gruppo su Facebook. Sono questi i pochi ingredienti necessari, sufficienti a far fare retromarcia ad una lobbie riguardo all'ennesimo episodio di sfruttamento indiscriminato del nostro pianeta.
Sembra quasi incredibile come a volte basti veramente poco per far tornare sui propri passi una multinazionale, almeno è questo ciò che sta succedendo da qualche giorno a questa parte, per quanto riguarda i piani di disboscamento che la Nestlè, nota azienda mondiale sta effettuando per creare nuove piantagioni per l'estrazione dell'olio di palma, provocando uno squilibrio ambientale che viste le ingenti quantità, sta sconvolgendo il delicato ecosistema indonesiano.
L'allarme, scattato ai primi di aprile, ha immediatamente mobilitao l'associazione naturalista Greenpeace, che si è subito mobilitata, per contrastare lo scempio che sarebbe costata la vita a innumerevoli oranghi, non trovando questi più il loro habitat. La campagna informativa, intile dirlo, è passata inosservata ai mezzi di informazione tradizionale che non hanno trattato affatto l'argomento.
Nonostante ciò, la risposta sul web è stata immediata e consistente; dal sito di Greenpeace, e dai vari gruppi sui social network (primo fra tutti Facebook), è partita una vera e propria battaglia serrata che ha portato all'invio di oltre 100.000 mail, inoltrate sul sito di Nestlè, affinchè l'azienda smettesse lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali.
Per tutta risposta, la protesta ha indotto la società ad annunciare l'esecuzione di piani per l'eliminazione dell'olio di cocco dai prodotti che ne fanno principalmente uso(Kit Kat), già a partire da metà maggio. Inoltre sempre i portavoce di Nestlè, hanno annunciato di utilizzare solo olio certificato come sostenibile entro il 2015.
Per tutta risposta, la protesta ha indotto la società ad annunciare l'esecuzione di piani per l'eliminazione dell'olio di cocco dai prodotti che ne fanno principalmente uso(Kit Kat), già a partire da metà maggio. Inoltre sempre i portavoce di Nestlè, hanno annunciato di utilizzare solo olio certificato come sostenibile entro il 2015.
L'olio di palma, è uno degli ingredienti fondamentali per la preparazione dei prodotti di casa Nestlè
Putroppo però, come spesso accade, si cerca di salvare la faccia ed il portafogli. Ecco perchè la Nestlé ha cominciato a bloccare le mail di tutti quelli che sostengono la campagna contro Kit Kat, allo stesso tempo, l'azienda cerca di trovare sotterfugi.
Le linee telefoniche di Nestlé, però, sono ancora attive.
Che ne dite di fargli uno squillo? Ecco tre buoni motivi per farlo:
1. Nestlé ha dichiarato pubblicamente che cancellerà i propri contratti con il “campione” della deforestazione in Indonesia Sinar Mas, in realtà, però, continuerà a utilizzare olio di palma di Sinar Mas, acquistandolo da aziende terze come Cargill.
2. Nestlé deve interrompere immediatamente i propri rapporti commerciali con aziende che distruggono la foresta. Ma impegnarsi a farlo entro il 2015 non è abbastanza. Le foreste indonesiane, le persone che le abitano e gli oranghi non possono più aspettare.
3. Nestlé deve assicurarsi di ripulire tutta la propria filiera di produzione. Questo significa interrompere i rapporti commerciali anche con APP, una società sussidiaria proprio di Sinar Mas che da questa ha ereditato la cattiva abitudine di distruggere le foreste. APP con le sue piantagioni intensive produce carta che Nestlè utilizza per il packaging dei propri prodotti.
La battaglia è ancora lunga, ma l'importante è non abbandonare la lotta, perchè le grandi lobbie vivono sulla pubblicità e quando questa è negativa, le cose per loro iniziano a complicarsi.
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