Il primo ministro iracheno, Nouri al-Maliki, esige l'arresto de vicepresidente sunnita, Tareq al Hashimi, con l'accusa di aver ordinato gli attentati a Baghdad in che hanno ucciso oltre 60 persone.
L'ondata di violenza coordinata dei giorni scorsi è un chiaro indicatore di rivalità politiche e di una organizzazione terroristica settaria composta da combattenti sunniti, una nuova al-Qaeda,secondo i funzionari iracheni.
Nessun altro gruppo, infatti, si è dimostrato capace di tali attacchi sincronizzati. Alcuni bombardamenti sono stati effettuati nei quartieri sciiti, frequente bersaglio di al Qaeda, e sembrano far parte di una strategia per seminare paura ed alimentare tensioni settarie.
Hashimi, in seguito alle accuse, si è rifugiato nella parte settentrionale dell'Iraq, mentre l'equilibrio del paese è sempre fragile ed in grave pericolo ora che l'effetto di contenimento della presenza militare statunitense è scomparso.
"La rimozione prematura delle truppe americane dallo spazio politico ha cambiato il modo in cui gli attori interagiscono in Iraq." afferma Ramzy Mardini, dell'Istituto per lo Studio della Guerra.
Ma anche prima della loro partenza, ci sono stati segnali inquietanti, due province sunnite avevano dichiarato la loro intenzione di diventare regioni autonome con l'appoggio, o almeno la simpatia, del vicepresidente Hashemi ed è molto probabile che continueranno la lotta con una serie significativa di attacchi se non altro per dimostrare la loro rilevanza politica.
Intanto milizie sciite, spesso sostenute dall' Iran, sono emerse per contrastare la minaccia delle organizzazioni sunnite.
Ma il primo ministro Maliki è ben consapevole che ciò potrebbe essere una lama a doppio taglio e teme che l'Iraq possa diventare un campo di battaglia tra la repubblica islamica e la monarchia sunnita in Arabia Saudita.
"Non permetteremo all'Iran di servirsi di noi contro i loro nemici, né permetteremo di essere strumentalizzati contro l'Iran", ha detto Malik la settimana scorsa.
Tuttavia l'Iraq ha poco controllo i propri confini, in più la situazione nella vicina Siria potrebbe peggiorare la situazione. Migliaia di sunniti vi si rifugiarono dopo la caduta di Saddam Hussein, e, se il regime del presidente Bashar al Assad dovesse cadere, potrebbero avere bisogno di tornare a casa.
Maliki è convinto che la caduta di Assad potrebbe scatenare una crisi regionale settaria ed è questa la ragione per cui il suo governo si è opposto alle sanzioni Lega Araba contro la Siria.
Da parte sua, l'Iran ha una ragione in più per rafforzare la sua influenza in Iraq.
Questa volatilità politica aggiunge notevoli problemi ad una situazione interna sempre difficile.
Thanks to: Antonella Grasso
L'ondata di violenza coordinata dei giorni scorsi è un chiaro indicatore di rivalità politiche e di una organizzazione terroristica settaria composta da combattenti sunniti, una nuova al-Qaeda,secondo i funzionari iracheni.
Nessun altro gruppo, infatti, si è dimostrato capace di tali attacchi sincronizzati. Alcuni bombardamenti sono stati effettuati nei quartieri sciiti, frequente bersaglio di al Qaeda, e sembrano far parte di una strategia per seminare paura ed alimentare tensioni settarie.
Hashimi, in seguito alle accuse, si è rifugiato nella parte settentrionale dell'Iraq, mentre l'equilibrio del paese è sempre fragile ed in grave pericolo ora che l'effetto di contenimento della presenza militare statunitense è scomparso.
"La rimozione prematura delle truppe americane dallo spazio politico ha cambiato il modo in cui gli attori interagiscono in Iraq." afferma Ramzy Mardini, dell'Istituto per lo Studio della Guerra.
Ma anche prima della loro partenza, ci sono stati segnali inquietanti, due province sunnite avevano dichiarato la loro intenzione di diventare regioni autonome con l'appoggio, o almeno la simpatia, del vicepresidente Hashemi ed è molto probabile che continueranno la lotta con una serie significativa di attacchi se non altro per dimostrare la loro rilevanza politica.
Intanto milizie sciite, spesso sostenute dall' Iran, sono emerse per contrastare la minaccia delle organizzazioni sunnite.
Ma il primo ministro Maliki è ben consapevole che ciò potrebbe essere una lama a doppio taglio e teme che l'Iraq possa diventare un campo di battaglia tra la repubblica islamica e la monarchia sunnita in Arabia Saudita.
"Non permetteremo all'Iran di servirsi di noi contro i loro nemici, né permetteremo di essere strumentalizzati contro l'Iran", ha detto Malik la settimana scorsa.
Tuttavia l'Iraq ha poco controllo i propri confini, in più la situazione nella vicina Siria potrebbe peggiorare la situazione. Migliaia di sunniti vi si rifugiarono dopo la caduta di Saddam Hussein, e, se il regime del presidente Bashar al Assad dovesse cadere, potrebbero avere bisogno di tornare a casa.
Maliki è convinto che la caduta di Assad potrebbe scatenare una crisi regionale settaria ed è questa la ragione per cui il suo governo si è opposto alle sanzioni Lega Araba contro la Siria.
Da parte sua, l'Iran ha una ragione in più per rafforzare la sua influenza in Iraq.
Questa volatilità politica aggiunge notevoli problemi ad una situazione interna sempre difficile.
Thanks to: Antonella Grasso
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.