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Infatti l’esecutivo guidato da Monti dovrà affrontare nei prossimi mesi la questione che riguarda la riduzione del 3% l’anno, per un totale di 20 anni, del debito pubblico, al 120% del Pil, fino al 60%.
Basta dunque fare due conti, se la matematica non è un’opinione, e vedere come il nostro debito pubblico è di circa 1.900 miliardi di euro, il Pil di 1.586, quindi il 3% di debito sono 57 miliardi di euro l’anno da risparmiare (3,6% del Pil). Rientrare nel 3% vuol dire l’intervento dell’Europa al nostro debito pubblico, ovvero condizione indispensabile per gli interventi dell’Unione con il fondo “salva Stati” per l’acquisto di debito pubblico e avere così il sostegno della Banca Centrale Europea (Bce).
Il tutto fa parte del cosiddetto “fiscal compact”, che altro non è che il patto fiscale che gli Stati membri dell’Eurozona dovranno sottoscrivere nei primissimi mesi del nuovo anno.
Cifre da record che mettono a serio rischio la stabilità del nostro Paese e con esso la credibilità della manovra varata giorni addietro. Insomma, siamo così sicuri che basteranno gli interventi presi da Mario Monti per risollevarci e non andare ulteriormente nel baratro, così come già accaduto alla Grecia?
Un interrogativo di non poco conto visto anche che sembra già allo studio dei “tecnici” che ci governano una nuova manovra da ben 16 miliardi di euro.
Infatti se il precedente esecutivo guidato da Silvio Berlusconi aveva concordato la sottoscrizione della nuova regola europea a partire dal 2014, ora sembra che le cose siano leggermente cambiate e fin dal nuovo anno anche l’Italia dovrà sottostare al criterio che vede appunto la riduzione del 3% l’anno di debito pubblico.
Secondo le ultime stime il rapporto debito-Pil si aggirerà il prossimo anno intorno il 120% e non del 117% così come invece prescrive la nuova regola europea.
Scenari possibili che comunque vedono una situazione sempre più triste per gli italiani, chiamati quasi certamente ad un nuovo “sacrificio” in nome collettivo, sperando che almeno questa volta non ci siano misure ancora più vessatorie nei confronti dei ceti medio-bassi.
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Thanks to: Francesco Christian Schembri
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