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venerdì 1 marzo 2013

Zionism and the Third Reich - Il Sionismo e il Terzo Reich


Zionism and the Third Reich - Il Sionismo e il Terzo Reich
Agli inizi del 1935, una nave passeggeri diretta ad Haifa, in Palestina, lasciò il porto tedesco di Bremerhaven [1]. La poppa recava le lettere dell’alfabeto ebraico col suo nome, Tel Aviv [2], mentre una bandiera con la svastica sventolava dall’albero [3]. E, sebbene la nave fosse di proprietà sionista, il suo capitano era un membro del Partito Nazionalsocialista. Molti anni più tardi un viaggiatore della nave ricordava questa simbolica combinazione come una “assurdità metafisica”. [4]Assurdo o no, questa non è nient’altro che una immagine di un capitolo distoria poco noto: la collaborazione ad ampio raggio fra il Sionismo ed il Terzo Reich di Hitler.
Scopi comuni
Negli anni, i popoli di molti paesi diversi si sono scontrati con la “questione ebraica”: cioè, qual’è il ruolo tipico [5] degli ebrei nella società non-ebraica? Durante gli anni ’30 i sionisti ebrei e i Nazionalsocialisti tedeschi condivisero punti di vista simili sul modo di trattare con questo imbarazzante problema. Erano d’accordo sul fatto che ebrei e tedeschi erano nazionalità nettamente diverse, e che gli ebrei non facevano parte della Germania. Perciò gli ebrei che vivevano nel Reich non dovevano essere considerati come “Tedeschi di fede ebraica”, ma piuttosto come membri di una comunità nazionale distinta [6]. Il sionismo (il nazionalismo ebraico) comportava anche l’obbligo, per gli ebrei sionisti, di insediarsi in Palestina, la “patria ebraica”. Difficilmente avrebbero potuto considerarsi sinceri sionisti e contemporaneamente pretendere eguali diritti in Germania o in qualsiasi altro paese “straniero”.
Theodor Herzl (1860-1904) [7], il fondatore del moderno sionismo, sosteneva che l’antisemitismo non è un’aberrazione ma una risposta naturale e del tutto comprensibile dei non ebrei agli atteggiamenti e ai comportamenti estranei degli ebrei. L’unica soluzione, concludeva [8], era che gli ebrei riconoscessero la realtà e vivessero in un loro stato separato.
“La questione ebraica esiste ovunque gli ebrei vivano in numero rilevante”, scriveva nella sua opera più importantee, Lo Stato ebraico [9]. “Dove essa non esiste, viene introdotta dall’arrivo degli ebrei…Io credo di comprendere l’antisemitismo, che è un fenomeno molto complesso.
Considero questo sviluppo della situazione come ebreo, senza odio o paura”. Il problema ebraico, rifletteva, non è né sociale né religioso. “E’ una questione nazionale. Per risolverla dobbiamo, soprattutto, farne una questione politica internazionale…”. [10] Nonostante la loro cittadinanza, insisteva Herzl, gli ebrei non costituiscono semplicemente una comunità religiosa, ma una nazionalità, un popolo, un Volk. [11] Il Sionismo, scriveva Herzl, offriva al mondo una gradita “soluzione finale del problema ebraico”. [12]
Sei mesi dopo l’andata al potere di Hitler, la Federazione Sionista Tedesca [13] (il gruppo sionista di gran lunga più numeroso nel paese) sottopose al nuovo Governo un dettagliato memorandum che esaminava le relazioni ebraico-tedesche ed offriva formalmente il sostegno sionista per “risolvere” la tormentosa “questione ebraica”. Si suggeriva che il primo passo dovesse essere un franco riconoscimento delle fondamentali diversità nazionali: [14]
Il Sionismo non si fa illusioni sulla difficoltà della condizione ebraica, che consiste soprattutto in un modello professionale anormale e nel difetto di un atteggiamento intellettuale e morale non radicato in alcuna tradizione propria. Il Sionismo riconobbe decenni fa che, come risultato della tendenza assimilazionista, dovevano apparire sintomi di deterioramento…
Il Sionismo crede che la rinascita della vita nazionale di un popolo, come sta ora accadendo in Germania attraverso l’enfasi dei suoi caratteri cristiani e nazionali, deve avvenire anche nel gruppo nazionale ebraico. Anche per il popolo ebraico l’origine nazionale, la religione, il comune destino il senso della propria unicità debbono essere d’importanza decisiva nel modellare la propria esistenza. Ciò significa che l’individualismo egoistico dell’era liberale deve essere vinto e sostituito con un senso della comunità e della responsabilità collettivi..
Noi crediamo che sia proprio la nuova Germania Nazionalsocialista che possa, con audace risolutezza, gestire il problema ebraico, facendo un passo decisivo in direzione del superamento di un problema che, in verità, dovrebbe essere affrontato dalla maggior parte dei popoli europei…
Il nostro riconoscimento della nazionalità ebraica contempla un rapporto chiaro e sincero col popolo tedesco e le sue realtà nazionali e razziali. Proprio perché non vogliamo falsificare questi fondamenti, in quanto anche noi siamo contrari ai matrimoni misti e favorevoli al mantenimento della purezza del gruppo ebraico e rigettiamo ogni trasgressione [15] nel dominio culturale, noi –essendo stati allevati nella lingua e nella cultura tedesche- possiamo dimostrare interesse nelle opere e nei valori della cultura tedesca con ammirazione e simpatia interiore…
Per i suoi scopi pratici, il Sionismo spera d’essere in grado di ottenere la collaborazione perfino di un governo fondamentalmente ostile agli ebrei, perché nel trattare la questione ebraica non vi sono implicazioni sentimentali ma un problema reale la cui soluzione interessa tutti i popoli e, nel momento attuale, in particolar modo quello tedesco…
La propaganda per il boicottaggio –nel modo in cui, al presente, continua in molti modi contro la Germania- è in sostanza non-Sionista, poiché il Sionismo non vuole fare battaglie ma convincere e costruire…
Noi non ignoriamo il fatto che esiste una questione ebraica e che essa continuerà ad esistere.
Dalla situazione anormale in cui si trovano gli ebrei derivano per loro gravi disagi, ma ne conseguono anche delle condizioni a stento tollerabili per gli altri popoli.
Il giornale della Federazione [16], Jüdische Rundschau [17], diffondeva lo stesso messaggio: “Il Sionismo riconosce l’esistenza di un problema ebraico e desidera una soluzione costruttiva e di vasta portata. A tal fine il Sionismo desidera ottenere l’assistenza di tutti i popoli, sia favorevoli che contrari agli ebrei, perché, dal suo punto di vista, noi qui siamo affrontando un problema concreto e non di sentimenti, alla soluzione del quale tutti i popoli sono interessati”. [18]
Joachim Prinz [19], un giovane rabbino berlinese, insediatosi in seguito egli Stati Uniti e divenuto capo dell’American Jewish Congress [20], nel 1934 scrisse nel proprio libro Wir Juden [21] che la rivoluzione Nazionalsocialista in Germania significava “gli Ebrei per gli Ebrei”. E spiegava: “Ora nessun sotterfugio ci può salvare. Al posto dell’assimilazione noi vogliamo un nuovo concetto: riconoscimento della nazione ebraica e della razza ebraica”. [22]

Collaborazione attiva
Sulla base delle loro ideologie simili relativamente ad appartenenza etnica e nazionalità, i Nazionalsocialisti e i Sionisti lavorarono insieme per quello che ciascun gruppo riteneva fosse nel proprio interesse nazionale. Come risultato, il Governo di Hitler sostenne con vigore il Sionismo e l’emigrazione ebraica in Palestina dal 1933 [23] fino al 1940-41, quando la II Guerra mondiale impedì un’estesa collaborazione.
Perfino quando il Terzo Reich si fece più saldo, molti ebrei tedeschi, probabilmente la maggioranza, continuarono a considerarsi, spesso con considerevole orgoglio, prima di tutto tedeschi. Pochi furono entusiasti di strappare le proprie radici per iniziare una nuova vita nella lontana Palestina. Tuttavia sempre più ebrei tedeschi in questo periodo diventarono sionisti. Fino al 1938 inoltrato il movimento sionista prosperò nella Germania di Hitler. La circolazione del quindicinale della Federazione, la Jüdische Rundschau, crebbe enormemente.
Furono pubblicati numerosi libri sionisti. L’Encyclopaedia Judaica registra come in Germania, in quegli anni, “L’opera Sionista era in pieno sviluppo”. Un raduno sionista tenuto a Berlino nel 1936 rispecchiava “nella propria composizione l’energica vita di partito dei sionisti tedeschi”. [24] La SS si mostrava particolarmente entusiasta nell’appoggiare il sionismo. Una disposizione interna della SS del giugno 1934 esortava ad un sostegno attivo e ad ampio raggio verso il sionismo da parte del Governo e del Partito come il miglior modo per incoraggiare l’emigrazione degli ebrei tedeschi in Palestina. Ciò avrebbe richiesto una accresciuta autocoscienza ebraica. Il documento raccomandava che fossero promosse scuole ebraiche, gruppi sportivi ebraici, organizzazioni culturali ebraiche – in breve, tutto ciò che poteva incoraggiare questa nuova consapevolezza ed autocoscienza. [25]
L’ufficiale della SS Leopold von Mildenstein [26] e il rappresentante della Federazione Sionista Kurt Tuchler [27] viaggiarono sei mesi per la Palestina per valutare la possibilità di un insediamento sionista. [28] Von Mildenstein, basandosi sulle proprie osservazioni di prima mano, scrisse una serie di dodici articoli illustrati per l’importante quotidiano berlinese Der Angriff [29] che apparvero nel 1934 inoltrato col titolo “Un Nazionalsocialista viaggia in Palestina”. [30]
Gli articoli esprimevano grande ammirazione per lo spirito pionieristico e per le realizzazioni dei coloni ebrei. Von Mildenstein scriveva che lo sviluppo del concetto sionista aveva prodotto un novo tipo di ebreo. Elogiava il sionismo come un grande vantaggio sia per il popolo ebraico che per il mondo intero. Nel suo articolo conclusivo scriveva che una patria ebraica in Palestina “indica la strada per curare una ferita vecchia di secoli nel corpo del mondo: la questione ebraica”. Der Angriff emise una speciale medaglia, con una Svastica su una faccia e la Stella di David sull’altra, per commemorare la visita congiunta in Palestina. [31] Pochi mesi dopo l’uscita degli articoli von Mildenstein venne promosso a capo del Dipartimento Affari ebraici del servizio di sicurezza della SS allo scopo di sostenere più efficacemente la migrazione e lo sviluppo sionista. [32]
Il giornale ufficiale della SS, Das Schwarze Korps, [33] dichiarò il proprio sostegno al Sionismo in un editoriale di prima pagina del maggio del 1935: “Può non essere troppo lontano il momento in cui la Palestina sarà di nuovo in grado di ricevere i propri figli che ha perduto per più di mille anni. A loro vanno i nostri migliori auguri, insieme alla benevolenza ufficiale”. [34]
Quattro mesi dopo, sul giornale della SS, apparve un articolo simile: [35]
Il riconoscimento degli ebrei come una comunità razziale basata sul sangue e non sulla religione conduce il governo tedesco a garantire senza riserve la separazione razziale di questa comunità. Il Governo si trova in totale accordo col grande movimento spirituale ebraico, il cosiddetto Sionismo, col suo riconoscimento della solidarietà degli ebrei nel mondo e col suo rifiuto di tutte le idee assimilazioniste. Su queste basi, la Germania intraprende provvedimenti che in futuro giocheranno senza dubbio un ruolo significativo nel trattare il problema ebraico in tutto il mondo.
Una importante linea di navigazione tedesca iniziò un servizio diretto passeggeri con transatlantici da Amburgo a Haifa, in Palestina, nell’ottobre del 1933, fornendo “sulle proprie navi cibo rigorosamente kasher, sotto la supervisione dei rabbini amburghesi”. [36]
Col sostegno ufficiale, i sionisti lavorarono accanitamente per “rieducare” gli ebrei tedeschi.
Come puntualizza lo storico statunitense Francis Nicosia nella propria ricerca del 1985, The Third Reich and the Palestine Question : “I sionisti furono incoraggiati a portare il proprio messaggio alla comunità ebraica, a raccogliere danaro, a mostrare film sulla Palestina e in genere ad istruire gli ebrei tedeschi sulla Palestina. Vi fu una pressione considerevole per insegnare agli ebrei in Germania a smettere di considerarsi [37] tedeschi e a risvegliare in loro una nuova identità nazionale ebraica”. [38]
In una intervista del dopoguerra, l’ex-capo della Federazione Sionista tedesca, dottor Hans Friedenthal, riassunse così la situazione: “La Gestapo fece di tutto in quei giorni per dare impulso all’emigrazione, in particolare verso la Palestina. Ricevemmo spesso il loro aiuto qualsiasi cosa ci fosse richiesta da altri enti a proposito dei preparativi per l’emigrazione”.[39]
Col Congresso del Partito Nazionalsocialista del settembre del 1935, il Reichstag adottò le cosiddette Leggi di Norimberga [40], che proibivano i matrimoni e le relazioni sessuali fra ebrei e tedeschi e, in realtà, proclamavano gli ebrei una minoranza nazionale straniera. Pochi giorni dopo un editoriale della sionista Jüdische Rundschau accoglieva le nuove misure: [41]
La Germania…viene incontro alle richieste del Congresso Mondiale Sionista quando dichiara gli ebrei che oggi vivono in Germania una minoranza nazionale. Una volta che gli ebrei sono stati identificati come minoranza nazionale è di nuovo possibile stabilire normali relazioni fra la nazione tedesca e gli ebrei. Le nuove leggi danno alla minoranza ebraica in Germania la propria vita culturale, la propria vita nazionale. In breve, essa può creare il proprio futuro sotto tutti gli aspetti della vita nazionale…
La Germania ha dato alla minoranza ebraica l’opportunità di vivere per se stessa, e sta offrendo la protezione statale per questa esistenza separata della minoranza ebraica: il processo di crescita degli ebrei in una nazione verrà perciò incoraggiato e sarà dato un contributo all’instaurarsi di relazioni più tollerabili fra le due nazioni.
Georg Kareski, [42] il capo sia dell’Organizzazione “revisionista” dello Stato sionista che della Lega Culturale ebraica, ed ex-capo della comunità ebraica berlinese, dichiarò, in una intervista al quotidiano Der Angriff alla fine del 1935: [43]
Per molti anni ho considerato la completa separazione delle questioni culturali dei due popoli [44] come una pre-condizione per vivere insieme senza conflitti…Ho lungamente sostenuto tale separazione, purché fosse fondata sul rispetto per la nazionalità straniera. Le Leggi di Norimberga…mi sembrano, a parte le loro disposizioni legali, conformarsi interamente a questo desiderio di vita separata basata sul mutuo rispetto…Questa interruzione del processo di dissoluzione in atto in molte comunità ebraiche, cui era stato dato impulso attraverso i matrimoni misti, è perciò, da un punto di vista ebraico, del tutto gradito.
I leader sionisti in altri paesi ripresero [45] queste opinioni. Stephen S. Wise [46], presidente dell’ American Jewish Congress e del World Jewish Congress [47], nel giugno del 1938 dichiarò, ad un raduno tenuto a New York: “Io non sono un cittadino americano di religione ebraica, io sono un ebreo…Hitler ha ragione su un punto. Egli definisce il popolo ebraico una razza e noi siamo una razza”. [48]
L’esperto di questioni ebraiche del Reichsministerium des Innern [49], dottor Bernhard Lösener [50], espresse il proprio appoggio al sionismo in un articolo che apparve nel numero di novembre del 1935 della [51]Reichsverwaltungsblatt: [52]
Se gli ebrei avessero già il loro stato in cui fosse insediata la maggior parte di loro, allora la questione ebraica potrebbe essere, oggi, considerata come del tutto risolta, anche per gli stessi ebrei. La minore opposizione alle idee che sono alla base delle Leggi di Norimberga è stata mostrata dai sionisti poiché essi si sono resi subito conto che quelle leggi rappresentano l’unica soluzione giusta anche per il popolo ebraico. Perché ogni nazione deve avere il proprio stato come manifestazione esterna della propria particolare nazionalità.
In collaborazione con le autorità tedesche, i gruppi sionisti organizzarono una rete di circa quaranta campi [53] e centri agricoli in tutta la Germania nei quali i futuri coloni vennero addestrati per le loro nuove esistenze in Palestina. Sebbene le Leggi di Norimberga proibissero agli ebrei di esporre la bandiera tedesca, fu loro specificamente garantito il diritto di esibire la bandiera nazionale ebraica blu e bianca. La bandiera che un giorno sarà adottata da Israele fu fatta sventolare nei campi e nei centri sionisti della Germania hitleriana. [54]
Il Sichereitsdienst di Himmler cooperò con l’Haganah [55], l’organizzazione militare clandestina sionista in Palestina. Il Servizio [56] della SS pagava l’ufficiale dell’Haganah Feivel Polkes [57] per le informazioni sulla situazione in Palestina e per il suo aiuto nell’indirizzare l’emigrazione ebraica verso quel paese.
Nel frattempo l’Haganah veniva tenuta al corrente dei piani tedeschi da una spia che riuscì a infiltrare [58] nel Quartier generale berlinese della SS. [59] La collaborazione fra Haganah ed SS comprese perfino consegne segrete di armi tedesche ai coloni ebrei da usare negli scontri con gli arabi palestinesi. [60] Nel periodo immediatamente seguente allo scoppio di violenza e distruzioni nella Kristallnacht del novembre 1938, la SS aiutò rapidamente l’organizzazione sionista a rimettersi in piedi e a continuare il proprio lavoro in Germania, sebbene adesso sottoposta ad una sorveglianza più restrittiva. [61]

Riserve ufficiali
Il sostegno tedesco al sionismo non fu illimitato. I funzionari del Governo e del Partito furono molto attenti alla ininterrotta campagna condotta dalle potenti comunità ebraiche negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in altri paesi per mobilitare i “propri” governi ed i cittadini contro la Germania. Finché l’ebraismo mondiale rimase implacabilmente ostile alla Germania Nazionalsocialista, e finché la grande maggioranza degli ebrei in tutto il mondo mostrò scarso desiderio di reinsediarsi nella “terra promessa” del sionismo, uno stato ebraico sovrano in Palestina in realtà non avrebbe “risolto” il problema ebraico a livello internazionale. Al contrario, i funzionari tedeschi si persuasero che esso avrebbe rafforzato immensamente la pericolosa campagna anti-tedesca. Il sostegno tedesco al sionismo fu allora circoscritto ad appoggiare una patria ebraica in Palestina sotto controllo britannico, e non uno stato ebraico sovrano. [62]
Nel giugno del 1937 il Ministro degli Esteri informò i diplomatici che uno stato ebraico in Palestina non sarebbe stato negli interessi tedeschi, poiché non sarebbe stato in grado di assorbire tutti gli ebrei del mondo, bensì sarebbe servito soltanto come base di potere supplementare per l’ebraismo internazionale, in ciò molto simile alla funzione di Mosca che serviva da base per il comunismo internazionale. [63]
Riflettendo qualcosa del cambiamento della politica ufficiale, la stampa tedesca nel 1937 espresse una simpatia molto più grande per la resistenza arabo-palestinese alle ambizioni sioniste, nel momento in cui la tensione e i conflitti fra ebrei e arabi in Palestina crebbero bruscamente.[64]
Una circolare del Foreign Office [65] del 22 giugno 1937 avvertiva che, malgrado il sostegno per l’insediamento ebraico in Palestina, “nondimeno sarebbe un errore presumere che la Germania appoggi la formazione di una struttura statale sotto qualche forma di controllo ebraico. In considerazione dell’agitazione anti-tedesca dell’ebraismo internazionale, la Germania non può convenire che la formazione di uno stato ebraico in Palestina aiuterebbe lo sviluppo pacifico delle nazioni nel mondo”. [66]“La proclamazione di uno stato ebraico o di una Palestina amministrata dagli ebrei”, metteva in guardia un memorandum interno della Sezione Questioni ebraiche della SS “creerebbe un nuovo nemico per la Germania, che avrebbe una profonda influenza sugli sviluppi nel Vicino Oriente”. Un altro dipartimento della SS profetizzava che la nascita di uno stato ebraico “avrebbe operato per introdurre delle protezioni per le minoranze ebraiche in ogni paese, fornendo in tal modo una salvaguardia legale all’attività di sfruttamento dell’ebraismo mondiale”. [67] Nel gennaio del 1939 il nuovo Ministro degli Esteri di Hitler, Joachim von Ribbentrop[68], in un’altra circolare ammonì parimenti che “la Germania deve considerare la formazione di uno stato ebraico come un pericolo” poiché esso “condurrebbe ad un aumento internazionale del potere dell’ebraismo mondiale”. [69]
Hitler stesso riesaminò personalmente l’intera questione agli inizi del 1938 e, malgrado il proprio scetticismo di vecchia data a proposito delle ambizioni sioniste e i timori che le sue azioni politiche potessero contribuire alla formazione di uno stato ebraico, decise di sostenere l’emigrazione ebraica in Palestina addirittura con maggior vigore. La prospettiva di liberare la Germania dagli ebrei, concluse, superava in valore i possibili pericoli. [70] Intanto il governo britannico impose delle restrizioni addirittura più drastiche per l’immigrazione ebraica in Palestina nel 1937, nel 1938 e nel 1939. In risposta a ciò, il servizio di sicurezza della SS concluse una alleanza segreta con il gruppo sionistaclandestino Mossad le-Aliya Bet [71] per portare illegalmente gli ebrei in Palestina. Come risultato di questa intensa collaborazione, vari convogli marittimi riuscirono a raggiungere la Palestina superando le cannoniere britanniche. L’emigrazione ebraica, sia legale che illegale, dalla Germania (compresa l’Austria) in Palestina crebbe drammaticamente nel 1938 e nel 1939. Nell’ottobre del 1939 era programmata la partenza di altri 10.000 ebrei ma lo scoppio della guerra a settembre fece fallire il tentativo [72]. Le autorità tedesche continuarono lo stesso a promuovere
indirettamente l’emigrazione ebraica in Palestina nel 1940 e nel 1941.[73] Perfino nel 1942, a marzo inoltrato, continuò a funzionare nella Germania di Hitler almeno un campo d’addestramento sionista alla vita nei kibbutz per i potenziali emigranti, autorizzato ufficialmente. [74]
L’accordo per il trasferimento [75]
Il momento centrale della cooperazione tedesco-sionista durante l’epoca hitleriana fu L’Accordo di Trasferimento, un patto che consentì a decine di migliaia di ebrei tedeschi di emigrare in Palestina coi propri averi. L’Accordo, noto anche come Haavara, fu stipulato nell’agosto del 1933 in seguito ai colloqui fra funzionari tedeschi e Chaim Arlosoroff [76], segretario politico dell’Agenzia ebraica, il centro palestinese dell’Organizzazione [77] Mondiale Sionista. [78]
Attraverso questa insolita intesa, ogni ebreo destinato alla Palestina depositava del denaro in un conto speciale in Germania. Questi soldi venivano utilizzati per acquistare attrezzi agricoli, materiali da costruzione, pompe, fertilizzanti e così via, prodotti in Germania, esportati in Palestina e venduti dalla compagnia ebraica Haavara [79] di Tel Aviv. Il ricavato delle vendite veniva dato all’emigrante ebreo al suo arrivo in Palestina per l’ammontare corrispondente al deposito effettuato in Germania.
Le merci tedesche entravano in Palestina per mezzo dell’Haavara, che, poco tempo dopo raggiunse un accordo di scambio col quale le arance prodotte in Palestina venivano barattate con legname da costruzione, automobili, macchinario agricolo ed altri prodotti tedeschi.
L’accordo in tal modo serviva lo scopo sionista di portare coloni ebrei e capitale per lo sviluppo della Palestina, e contemporaneamente l’obiettivo tedesco di liberare il paese da una minoranza straniera indesiderata.
I delegati al Congresso Sionista di Praga del 1933 discussero profondamente i pregi dell’accordo. Alcuni temevano che il patto avrebbe indebolito il boicottaggio economico promosso dall’ebraismo internazionale contro la Germania. Ma i funzionari sionisti tranquillizzarono il Congresso. Sam Cohen [80], un personaggio chiave dietro l’accordo Haavara, sottolineò che l’accordo non era economicamente vantaggioso per la Germania.
Arthur Ruppin [81], uno specialista in emigrazione dell’Organizzazione Sionista che aveva collaborato a negoziare l’accordo, fece notare che “l’accordo di trasferimento non interferisce in alcun modo col movimento per il boicottaggio, poiché in Germania non giungerà alcuna nuova valuta come risultato dell’accordo…”. [82]
Il Congresso sionista del 1935, che si tenne in Svizzera, approvò il patto con una schiacciante maggioranza. Nel 1936 l’Agenzia Ebraica (il “governo ombra” sionista in Palestina) prese il controllo diretto della Haavara, controllo che in realtà rimase finché la Seconda Guerra mondiale non impose il suo abbandono.
Alcuni funzionari tedeschi si opposero all’intesa. Il console generale di Germania a Gerusalemme, Hans Döhle, per esempio, criticò aspramente l’accordo in varie occasioni, nel 1937. Egli fece notare come esso costasse alla Germania quella valuta straniera che i prodotti esportati in Palestina per mezzo del patto avrebbero procurato se venduti altrove. Il monopolio, detenuto dalla Haavara, un ente ebraico, per le vendite dei prodotti tedeschi in Palestina, provocò la collera degli uomini d’affari tedeschi ed arabi in loco. Il sostegno tedesco ufficiale al sionismo poteva condurre ad una perdita di vendite tedesche nel mondo arabo. Anche il governo britannico si irritò per l’intesa. [83] Una circolare interna del giugno del 1937 del Ministero degli Esteri tedesco faceva riferimento ai “sacrifici di valuta straniera” che derivavano dall’Haavara. [84] Un memorandum interno del Ministero degli Interni del dicembre del 1937 analizzava l’impatto dell’accordo di trasferimento: “Non c’è dubbio che l’accordo Haavara ha contribuito in modo significativo ad uno sviluppo molto rapido della Palestina, dal 1933. L’accordo non soltanto fornisce la più grande fonte di valuta [85], ma anche i gruppi più colti di immigranti ed infine porta nel paese le macchine ed i prodotti industriali essenziali per lo sviluppo”. Il promemoria riferiva che il vantaggio principale del patto era l’emigrazione di grandi quantità di ebrei in Palestina, l’obiettivo più desiderabile per quanto riguardava la Germania. Ma il documento registrava anche gli importanti svantaggi puntualizzati dal console Döhle e da altri. Il Ministro degli Interni, proseguiva il memorandum, aveva concluso che gli svantaggi dell’accordo superavano in importanza i vantaggi e che, di conseguenza, esso doveva essere interrotto. [86] Un uomo soltanto poteva dirimere la controversia. Hitler in persona esaminò questa politica a giugno ed a settembre del 1937 e di nuovo nel gennaio del 1938 e ogni volta decise di mantenere in essere l’accordo Haavara. L’obiettivo di trasferire gli ebrei fuori dalla Germania, concluse, giustificava gli svantaggi. [87]
Il Ministero dell’Economia del Reich [88] collaborò ad organizzare un’altra compagnia di trasferimento, l’International Trade and Investment Agency, o Intria, per mezzo della quale gli ebrei di altri paesi potevano aiutare quelli tedeschi ad emigrare in Palestina. Alla fine furono circa 900.000 dollari la somma trasferita attraverso l’Intria agli ebrei tedeschi in Palestina. [89] Altri paesi europei, impazienti d’incoraggiare l’emigrazione ebraica, conclusero accordi coi sionisti sul modello dell’Haavara. Nel 1937 la Polonia autorizzò la compagnia di trasferimento Halifin. [90] Con la tarda estate del 1939, la Cecoslovacchia, la Romania, l’Ungheria e l’Italia avevano siglato accordi analoghi. Lo scoppio della guerra nel settembre del 1939, tuttavia, ostacolò l’attuazione di queste intese su vasta scala.[91]

Risultati [92] dell’Haavara
Fra il 1933 ed il 1941, emigrarono in Palestina circa 60.000 ebrei tedeschi per mezzo dell’Haavara e d’altri accordi tedesco-sionisti, circa il 10 per cento della popolazione ebraica della Germania del 1933. (Questi ebrei tedeschi costituirono circa il 15 per cento della popolazione ebraica della Palestina del 1939). Alcuni emigranti dell’Haavara trasferirono dalla Germania alla Palestina considerevoli fortune personali. Come ha notato lo storico ebreo Edwin Black: “Molta di questa gente, specialmente verso la fine degli anni ’30, fu autorizzata a trasferire delle copie reali delle loro case e delle loro fabbriche – davvero delle riproduzioni approssimative delle loro esistenze”. [93]
L’importo complessivo di danaro trasferito dalla Germania alla Palestina per mezzo dell’Haavara fra l’agosto del 1933 e la fine del 1939, fu di 8 milioni e centomila sterline ovvero 139 milioni e 57.000 marchi tedeschi (equivalenti a oltre 40 milioni di dollari). Questo importo comprende i 33 milioni e 900.000 marchi tedeschi (tredici milioni e 800.000 dollari) che la Reichsbank fornì in relazione all’accordo. [94]
Lo storico Black ha stimato ulteriori 70 milioni di dollari finiti in Palestina attraverso accordi commerciali tedeschi collaterali e speciali transazioni bancarie internazionali. Egli sottolinea che i fondi tedeschi ebbero un significativo impatto in un paese sottosviluppato com’era la Palestina degli anni ’30. Coi capitali tedeschi furono costruite varie importanti imprese industriali, compresi l’acquedotto Mekoroth e l’industria tessile Lodzia. Black conclude che l’affluenza di merci e capitale dall’Haavara “produsse un’esplosione economica nella Palestina ebraica” e fu “un fattore indispensabile nella creazione dello stato d’Israele”. [95]
L’Haavara-Abkommen contribuì enormemente allo sviluppo ebraico in Palestina e poi, indirettamente, alla fondazione dello stato d’Israele. Una circolare del gennaio 1939 del Ministero degli Esteri tedesco riferiva, con un po’ d’apprensione, che “il trasferimento della proprietà ebraica fuori dalla Germania 96 contribuisce in misura non lieve alla costruzione dello stato ebraico in Palestina”. [97]
Ex-funzionari della compagnia Haavara in Palestina hanno confermato questa opinione in uno studio dettagliato sull’accordo di trasferimento pubblicato nel 1972: “L’attività economica resa possibile dall’afflusso di capitale tedesco e dai trasferimenti dell’Haavara ai settori pubblico e privato furono di grande importanza per lo sviluppo del paese. Nella Palestina ebraica furono realizzate molte nuove industrie e imprese commerciali, e numerose aziende che sono enormemente importanti ancora oggi per l’economia dello stato d’Israele debbono la propria esistenza all’Haavara”. [98] Un funzionario della compagnia Haavara a Tel Aviv negli anni ’30, il dottor Ludwig Pinner [99], ha osservato più tardi che gli immigranti dell’Haavara, eccezionalmente competenti, “contribuirono in maniera decisiva” allo sviluppo economico, sociale, culturale e pedagogico della comunità ebraica palestinese. [100]
L’Accordo di Trasferimento fu l’esempio di maggior portata della cooperazione fra la Germania hitleriana ed il sionismo internazionale. Attraverso questo patto, il Terzo Reich di Hitler fece più di ogni altro governo negli anni ’30 per sostenere lo sviluppo ebraico in Palestina.
I sionisti offrono un’alleanza militare ad Hitler
Agli inizi di gennaio del 1941 una piccola ma importante organizzazione sionista sottopose una proposta formale ai diplomatici tedeschi a Beirutper una alleanza politico-militare con la Germania in guerra. L’offerta venne fatta dal gruppo clandestino radicale “Combattenti per la Libertà d’Israele”, meglio conosciuto come Lehi o Banda Stern [101]. Il suo capo, Avraham Stern [102], aveva da poco rotto i rapporti col gruppo nazionalista radicale Irgun Zvai Leumi [103] (Organizzazione Militare Nazionale) a causa dell’atteggiamento di quest’ultimo verso la Gran Bretagna [104], che aveva efficacemente proibito ulteriori insediamenti ebraici in Palestina. Stern considerava la Gran Bretagna come il nemico principale del sionismo. Questa straordinaria proposta sionista “per la soluzione del problema ebraico in Europa e la partecipazione attiva dell’NMO [105] alla guerra dalla parte della Germania” è degna d’essere citata per esteso: [106]
Nei loro discorsi e dichiarazioni, importanti uomini di stato della Germania Nazionalsocialista hanno spesso messo in evidenza che un Ordine Nuovo in Europa necessita come requisito primo una soluzione radicale del problema ebraico con l’evacuazione. (“Un’Europa libera dagli ebrei”). L’evacuazione delle masse ebraiche dall’Europa è una condizione primaria per risolvere la questione ebraica. Tuttavia, l’unico modo in cui ciò può essere realizzato del tutto è attraverso l’insediamento di queste masse nella patria del popolo ebraico, la Palestina, e con la costituzione di uno stato ebraico nei propri confini storici.
Lo scopo dell’attività politica e gli anni di lotta del Movimento per la Libertà d’Israele, l’Organizzazione Militare Nazionale in Palestina (Irgun Zvai Leumi), è quello di risolvere il problema ebraico in questo modo e così liberare completamente il popolo ebraico per sempre.
L’NMO [107], che conosce molto bene la benevolenza del governo del Reich tedesco e dei suoi funzionari verso le attività sioniste in Germania e nei confronti del programma sionista per l’emigrazione, osserva che [108]:
1. Possono esistere comuni interessi fra un Nuovo Ordine Europeo basato sulla concezione tedesca e le vere aspirazioni nazionali del popolo ebraico incarnate dall’NMO.
2. E’ possibile una cooperazione fra la Nuova Germania e un ebraismonazional-popolare rinnovato. [109]
3. La costituzione dello storico stato ebraico su basi nazionali e totalitarie, unito da un trattato al Reich tedesco, sarebbe nell’interesse del mantenimento e del rafforzamento della futura posizione di potere tedesca nel Vicino Oriente.
Sulla base di tali considerazioni e a condizione che il governo del Reich tedesco riconosca le summenzionate aspirazioni nazionali del Movimento per la Libertà d’Israele, l’NMO in Palestina si offre di prendere parte attiva alla guerra dalla parte della Germania.
Quest’offerta dell’NMO potrà comprendere attività militare, politica e d’informazioni sia in Palestina che, dopo opportune misure organizzative, anche altrove. Insieme a ciò gli ebrei d’Europa sarebbero addestrati ed organizzati militarmente in unità sotto la guida e il comando dell’NMO. Essi prenderebbero parte ad operazioni belliche allo scopo di conquistare la Palestina, se dovesse formarsi questo fronte.
La partecipazione indiretta del Movimento per la Libertà d’Israele al Nuovo Ordine in Europa, già nella fase preparatoria, unita ad una soluzione positiva e radicale del problema ebraico europeo sulle basi delle aspirazioni nazionali del popolo ebraico sopra menzionate, rafforzerebbe enormemente le fondamenta morali del Nuovo Ordine agli occhi di tutta l’umanità.
La cooperazione del Movimento per la Libertà d’Israele sarebbe anche coerente con un recente discorso del Cancelliere del Reich tedesco, in cui Hitler ha sottolineato che utilizzerebbe qualsiasi combinazione e coalizione allo scopo di isolare e sconfiggere l’Inghilterra.
Non esiste traccia [110] di una risposta tedesca. Un’accoglienza favorevole era comunque assai improbabile poiché a quel tempo la politica tedesca era decisamente pro-araba. [111] E’ comunque notevole che il gruppo Stern cercasse di concludere un patto col Terzo Reich al tempo in cui i racconti su Hitler determinato a sterminare gli ebrei circolavano già ampiamente. Apparentemente o Stern non credeva a queste voci oppure era disponibile a collaborare col nemico mortale del proprio popolo per ottenere aiuto per uno stato ebraico.[112]
Un membro importante del Lehi all’epoca in cui il gruppo fece questa offerta era Yitzhak Shamir, che in seguito sarà Ministro degli Esteri d’Israele e poi, durante gran parte degli anni ’80 e fino al 1992, Primo Ministro. Come capo delle operazioni del Lehi, dopo la morte di Stern nel 1942, Shamir organizzò numerose azioni terroristiche, compreso l’assassinio del Ministro per il Medio Oriente britannico Lord Moyne e nel settembre del 1948 l’uccisione del mediatore svedese delle Nazioni Unite conte Bernadotte. Anni dopo, quando a Shamir fu chiesto dell’offerta del 1941, egli confermò d’essere stato al corrente dell’alleanza proposta dalla propria organizzazione alla Germania in tempo di guerra. [113]

Conclusioni
Malgrado la fondamentale ostilità fra il regime hitleriano e l’ebraismo internazionale, per vari anni gli interessi del sionismo ebraico e del Nazionalsocialismo tedesco coincisero. Il Terzo Reich, in collaborazione coi sionisti, per una soluzione umana e reciprocamente desiderabile di un problema complesso, fu disponibile a sacrifici di valuta straniera, a danneggiare le proprie relazioni con la Gran Bretagna e ad irritare gli arabi. In effetti nessuna nazione negli anni ’30 fece di più per favorire in concreto gli scopi ebraico-sionisti della Germania di Hitler.
Antonio Pocobello NOTE [1] NdT. A nord di Brema, sul Mare del Nord.
[2] NdT. La Tel Aviv fu costruita nel 1907 in Gran Bretagna per una compagnia austriaca e varata col nome di Martha Washington. Stazzava 8.145 tonnellate e poteva portare 2.190 passeggeri. Nel 1922 fu acquistata dall’italiana Linea Cosulich. Nel 1933 passò al Lloyd Triestino che la ribattezzò Tel Aviv. Nel 1935 si incendiò e fu successivamente disarmata a Trieste.
[3] NdT. ??? ??-?? ?? ?? ? ??? . Tel Aviv significa “Collina della Primavera”.
[4] W. Martini, “Hebräisch unterm Hakenkreuz”, Die Welt (Amburgo), 10 gennaio 1975. Citato in: Klaus Polken, “The Secret Contacts: Zionism and Nazi Germany, 1933-1941″, Journal of Palestine Studies, Primavera-Estate 1976, pagina 65.
[5] NdT. Anche “adatto, appropriato, vero”.
[6] NdT. Anche “separata, diversa”.
[7] NdT. Theodor Herzl (2 maggio 1860 – 3 luglio 1904) nacque aBudapest come Binyamin Ze’ev Herzl, ma si trasferì a Vienna quand’era ancora bambino. Laureato in legge, si dedicò per tutta la vita al giornalismo ed alla letteratura. Da giovane fece parte dell’associazione Burschenschaft che si batteva per l’unità tedesca. Nei suoi lavori giovanili non v’è traccia né ella “questione ebraica” né della vita ebraica in genere. Fu corrispondente della Neue Freie Presse a Parigi, e quindi a Londra eIstanbul. Divenne quindi redattore letterario del giornale e scrisse commedie e drammi per il teatro viennese. La sua vita mutò all’improvviso nell’aprile del 1896 quando uscì la traduzione inglese del suo Der Judenstaat (Lo Stato ebraico) ed egli divenne il portavoce più importante del sionismo. Uno dei motivi che probabilmente lo condussero alle sue scelte fu l’elezione a borgomastro di Vienna di Karl Lueger (1844-1910) il politico anti-semita che governò la città dal 1897 al 1910. L’idea di fondo dell’azione politica di Herzl era la separazione della comunità ebraica dalle altre ed il suo trasferimento altrove, con la creazione di uno stato ebraico. Herzl viaggiò molto per diffondere il proprio progetto e lui ed i suoi sostenitori ottennero presto vasti successi, finché a Londra gli fu conferito il mandato di leader dei Sionisti. Nel 1897 fondò il quotidiano Die Welt aVienna, quindi organizzò il primo congresso sionista mondiale a Basilea nel
quale venne eletto presidente. Nel 1898 iniziò una serie di incontri diplomatici, durante i quali venne ricevuto varie volte dal Kaiser; presenziò alla conferenza di pace de L’Aia e fu ricevuto da numerosi statisti che vi partecipavano. Nel maggio del 1901 fu ricevuto dal Sultano turco che però si rifiutò di cedere la Palestina ai sionisti. Negli anni 1902-1903 Herzl fu invitato a deporre di fronte alla British Royal Commission on Alien Immigration. In conseguenza di ciò entrò in stretto contatto con vari membri del governo britannico, in particolare con Joseph Chamberlain, allora segretario di stato alle colonie. Attraverso quest’ultimo Herzl negoziò col governo egiziano lo statuto per un insediamento ebraico a Al ‘Arish, nella penisola del Sinai al confine della Palestina del Sud. L’operazione fallì ma Herzl ricevette, da parte del governo britannico, l’offerta di facilitare un vasto insediamento ebraico dotato di governo autonomo sotto sovranità britannica nell’Africa dell’Ovest. Nello stesso periodo Herzl si recò in Russia, a San Pietroburgo, dove venne ricevuto dal ministro delle finanze e da quello degli interni, V. Plehve. L’ultima opera letteraria di Herzl fu Altneuland (Vecchia-Nuova Terra), completamente dedicata al Sionismo. Va ricordato che Herzl concepiva lo stato ebraico in forma del tutto laica, quindi senza alcuna implicazione religiosa e neppure linguistica. Herzl è sepolto sul Monte Herzl, la montagna più alta nei pressi di Gerusalemme.
[8] NdT. Letteralmente “dibatteva”.
[9] NdT. Der Judenstaat fu pubblicato nel 1896 a Berlino e Vienna da M. Breitenstein Verlags-Buchhandlung.
[10] NdT. Un’osservazione interessante di Herzl, tratta dal suo diario: si riferisce alle manifestazioni antisemite cui aveva assistito a Parigi in seguito al processo Dreyfuss: “A Parigi, come ho detto, ho raggiunto un atteggiamento più libero riguardo all’antisemitismo, che ora inizio a comprendere storicamente ed a perdonare. Soprattutto, riconosco la vacuità e la futilità di cercare di “combattere” l’antisemitismo”.
[11] Citato in: Ingrid Weckert, Feuerzeichen: Die “Reichskristallnacht” (Tubinga, Grabert, 1981), pagina 212. Vedi anche: Th. Herzl, The Jewish State (New York, Herzl Press, 1970), pagine 33, 35, 36, e Edwin Black, The Transfer Agreement (New York, Macmillan, 1984), pagina 73.
[12] Th. Herzl, “Der Kongress”, Die Welt, 4 giugno 1897. Ristampato in: Theodor Herzls zionistische Schriften (Leon Kellner, a cura di), erster Teil (prima parte), Berlino, Jüdischer Verlag, 1920, pagina 190 (e pagina 139).
[13] NdT. La ZVfD, Zionistische Vereinigung für Deutschland.
[14] Memorandum del 21 giugno 1933, in: L. Dawidowicz, A Holocaust Reader (New York, Behrman, 1976), pagine 150-155, e (in parte) in: Francis R. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question (Austin, University of Texas, 1985), pagina 42; Sul Sionismo in Germania prima dell’ascesa al potere di Hitler, vedi: Donald L. Niewyk, The Jews in Weimar Germany (Baton Rouge, 1980), pagine 94-95, 126-131, 140-143; F.Nicosia, Third Reich (Austin, 1985), pagine 1-15.
[15] NdT. Anche “violazione, sconfinamento”.
[16] NdT. La Jüdische Rundschau nacque come Israelitsche Rundschau, il periodico che dal 1896 ful’organo del movimento sionista tedesco. Fu ribattezza Jüdische Rundschau nel 1900 dal suo direttore Heinrich Loewe. Uscì fino all’8 novembre 1938.
[17] Rassegna ebraica.
[18] Jüdische Rundschau (Berlino), 13 giugno 1933. Citato in: Heinz Höhne, The Order of the Death’s Head (New
York, Ballantine, 1971, 1984), pagine 376-377.
[19] NdT. Joachim Prinz nacque a Burkhardsdorf in Alta Slesia il 10 maggio 1902 e morì nel New Jersey (U.S.A.) il
30 settembre 1988. Fu espulso dal Reich nel 1937.
[20] NdT. L’American Jewish Congress è un’organizzazione statunitense nata per proteggere i “diritti civili” degli ebrei. Ebbe il proprio momento d’oro negli anni ’60. Per maggiori informazioni: http://www.ajcongress.org/.
[21] Noi ebrei.
[22] Heinz Höhne, The Order of the Death’s Head (Ballantine, 1971, 1984), pagina 376.
[23] NdT. Si veda a tal proposito la lettera inviata dal presidente della Federazione Sionista tedesca, Blumenfeld, il
29 giugno 1933 al Cancelliere del Reich per sottoporgli un documento relativo “agli ebrei in Germania” e per
richiedere un incontro per discutere la posizione sionista (Archivio Federale tedesco, Documento R43-II/524).
[24] “Berlin,” Encyclopaedia Judaica (New York and Jerusalem, 1971), Vol. 5, pag. 648. Per uno sguardo ad un
aspetto di questa “energica vita”, vedi: J.-C. Horak, “Zionist Film Propaganda in Nazi Germany”, Historical
Journal of Film, Radio and Television, Vol. 4, N. 1, 1984, pp. 49-58.
[25] Francis R. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question (1985), pp. 54-55.; Karl A. Schleunes, The
Twisted Road to Auschwitz (Urbana, Univ. of Illinois, 1970, 1990), pp. 178-181.
[26] NdT. Leopold Eduard Stephan Itz Edler von Mildenstein divenne in seguito capo della Judenreferat del Sicherheitsdienst-Hauptamt.
[27] NdT. Kurt Tuchler era membro dell’esecutivo della ZVfD, la Federazione Sionista tedesca.
[28] NdT. Pare accertato che un altro viaggio sia stato compiuto da Adolf Eichmann e dal suo superiore Herbert Hagen nel 1937, di nuovo con l’intento di verificare la possibilità di creare insediamenti ebraici in Palestina.
[29] NdT. Der Angriff (L’Assalto) era il giornale fondato da Joseph Göbbels nel 1927.
[30] NdT. Ein Nazi fährt nach Palästina. Gli articoli apparvero fra il 26 settembre e il 9 ottobre 1934. Von Mildenstein utilizzò lo pseudonimo di Von Lim.
[31] NdT. Letteralmente: “la visita congiunta SS-Sionista”.
[32] Jacob Boas, “A Nazi Travels to Palestine”, History Today (Londra), gennaio 1980, pp. 33-38.
[33] NdT. Das Schwarze Korps, giornale ufficiale della SS, usciva il mercoledì e veniva distribuito gratuitamente. Il redattore capo era Gunter d’Alquen, l’editore Max Amann e la casa editrice la Eher-Verlag. Apparve per la prima volta il 6 marzo 1935 con una tiratura di 70.000 copie; nel novembre dello stesso anno aveva raggiunto le 200.000 e nel 1944 le 750.000 copie.
[34] Ristampa del facsimile della prima pagina de Das Schwarze Korps, del 15 maggio 1935 è in: Janusz Piekalkiewicz, Israels Langer Arm (Frankfurt, Goverts, 1975), pp. 66-67. Citato anche in: Heinz Höhne, The Order of the Death’s Head (Ballantine, 1971, 1984), p. 377. Vdi anche: Erich Kern, a cura di, Verheimlichte Dokumente (Munich, FZ-Verlag, 1988), p. 184.
[35] Das Schwarze Korps, 26 settembre 1935. Citato in: F. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question
(1985), pp. 56-57.
[36] Lenni Brenner, Zionism in the Age of the Dictators (1983), p. 83.
[37] NdT. Letteralmente: “identificarsi come”.
[38] F. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question (1985), p. 60. Vedi anche: F. Nicosia, “The Yishuv and
the Holocaust”, The Journal of Modern History (Chicago), Vol. 64, N. 3, settembre 1992, pp. 533-540.
[39] F. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question (1985), p. 57.
[40] NdT. La prima, Legge per la Protezione del Sangue e dell’Onore tedeschi, è del 15 settembre 1935 e consta di 7 articoli; la seconda, Legge sulla Cittadinanza del Reich, anch’essa del 15 settembre, è di soli 3 articoli.
[41] Jüdische Rundschau, 17 settembre 1935. Citato in: Yitzhak Arad, con Y. Gutman e A. Margaliot, a cura di, Documents on the Holocaust (Jerusalem, Yad Vashem, 1981), pp. 82-83.
[42] NdT. Per maggiori informazioni su Georg Kareski vedi: Lenni Brenner, Zionism in the Age of the Dictators, 12. Georg Kareski, Hitler’s Zionist Quisling before Quisling (http://www.codoh.com/zionweb/zizad/zizad12.html).
[43] Der Angriff, 23 dicembre 1935, in: E. Kern, a cura di, Verheimlichte Dokumente (Monaco, 1988), p. 148.; F.
Nicosia, Third Reich (1985), p. 56.; L. Brenner, Zionism in the Age of the Dictators (1983), p. 138.; A. Margaliot, “The Reaction…,” Yad Vashem Studies (Gerusalemme), vol. 12, 1977, pp. 90-91. Sulla straordinaria
carriera di Kareski, vedi: H. Levine, “A Jewish Collaborator in Nazi Germany”, Central European History
(Atlanta), settembre 1975, pp. 251-281.
[44] Ebrei e Tedeschi.
[45] NdT. Letteralmente: “riecheggiarono, ripeterono”.
[46] NdT. Stephen S. Wise nacque a Budapest nel 1874. Emigrò negli U.S.A. da bambino. Fu ordinato rabbino presso il Jewish Theological Seminary e si avvicinò al sionismo. Partecipò al secondo Congresso Sionista del 1898 e venne eletto memebro del General Actions Committee. Nel 1914 divenne il braccio destro di Louis Brandeis, capo del movimento sionista americano. Due anni dopo fu eletto presidente del Provisional Executive Committee for General Zionist Affairs e la sua azione fu fondamentale nell’influenzare il presidente Woodrow Wilson a favore della Dichiarazione Balfour. Nel 1925 divenne presidente dell’United Eretz-Israel Appeal. Con
l’ascesa al potere del Nazionalsocialismo in Germania, Wise, insieme a Leo Motzkin, incoraggiò la costituzione del World Jewish Congress allo scopo di creare una forza rappresentativa per combatterlo, e usò la propria influenza sul presidente Roosevelt, suo intimo amico, per raggiungere lo scopo. Durante gli anni della guerra fu eletto Co-Presidente dell’American Zionist Emergency Council. In seguito fu nominato rappresentante speciale presso la Jewish Agency alla Conferenza delle Nazioni Unite tenuta a San Francisco nel 1945. Morì a New York nel 1949.
[47] NdT. Oganizzazione di difesa ebraica filo-sionista creata nel 1936.
[48] “Dr. Wise Urges Jews to Declare Selves as Such,” New York Herald Tribune, 13 giugno 1938, p. 12. [NdT. “Il dottor Wise esorta gli ebrei a proclamarsi tali”].
[49] NdT. Ministero degli Interni.
[50] NdT. Bernhard Lösener nacque nel 1890. Era figlio di un giudice. Partecipò alla I Guerra Mondiale e compì gli studi presso l’Università di Tubinga. Nel 1924 si impiegò presso le dogane. Membro del Partito dal 1930. Nell’aprile 1933 entrò al Ministero degli Interni diretto da Wilhelm Frick. Il suo ruolo era quello di esperto di problemi razziali (Rassereferent) e in questa veste rimase al Ministero sino al 1943 quando a Frick subentrò Heinrich Himmler. Lösener collaborò alla stesura delle Leggi di Norimberga, redasse ventisette decreti anti-ebraici, e si occupò della definizione legale dei Mischlinge (Mezzi ebrei) e della relativa distinzione fra questi e gli “ebrei puri”. Nel 1943 venne nominato giudice. Purtroppo, nel 1944 nascose una coppia accusata d’essere implicata nel complotto per uccidere il Führer. Scoperto, venne espulso dal Partito e
imprigionato. Dopo la guerra venne arrestato due volte,prima dai Russi e poi dagli Americani. Dopo il periodo di denazificazione cui fu sottoposto rientrò nell’amministrazione pubblica. Morì nel 1952.
[51] NdT. La Reichsverwaltungsblatt era la rivista ufficiale dell’amministrazione del Reich che pubblicava leggi, decreti, decisioni amministrative relative alla gestione dello Stato.
[52] F. Nicosia, The Third Reich (1985), p. 53.
[53] NdT. Erano gli Umschulungslager (Campi di trasferimento). Inutile dire che si è tentato di farli passare per “campi di sterminio”.
[54] Lucy Dawidowicz, The War Against the Jews, 1933-1945 (New York, Bantam, 1976), pp. 253-254; Max
Nussbaum, “Zionism Under Hitler,” Congress Weekly (New York, American Jewish Congress), 11 settembre
1942; F. Nicosia, The Third Reich (1985), pp. 58-60, 217; Edwin Black, The Transfer Agreement (1984), p. 175.
[55] L’Haganah (in ebraico “La Difesa”, ????? ) , primo nucleo delle forze armate dello Stato d’Israele ( ?”?? ), era un’organizzazione militare ebraica in Palestina durante il mandato britannico dal 1920 al 1948. Nacque dopo i moti arabi del 1920 e 1921 sulle ceneri di un’organizzazione precedente, l’Hashomer, fondata nel 1909, allo scopo di proteggere gli insediamenti. Lo trasformazione in senso militare vero e proprio di questa organizzazione avvenne dopo i moti arabi del 1929 quando l’Haganah si trasformò in una vera e propria forza
paramilitare comprendente la quasi totalità dei giovani e degli adulti dei kibbutz come pure migliaia di abitanti delle città. Essa acquistò anche armamento straniero e cominciò a sviluppare officine per creare bombe a mano ed equipaggiamenti militari di base e finì col trasformarsi da milizia non addestrata in esercito efficiente. Nel 1936 l’Haganah poteva contare su 10.000 uomini pronti alla mobilitazione, oltre a 40.000 riservisti. Durante la Grande Insurrezione del 1936-1939, essa partecipò attivamente nell’opera di protezione degli interessi britannici e nel contrastare gli insorti arabi. Sebbene l’amministrazione britannica non riconoscesse ufficialmente
l’Haganah, le forze di sicurezza britanniche cooperarono con essa nel formare una forza ausiliaria ebraica, la Polizia degli Insediamenti Ebraici (Jewish Settlement Police) e speciali squadroni notturni (Special Night
Squads). L’esperienza guadagnata sul campo nel piegare la Grande Insurrezione fu di grandissima utilità nella guerra arabo-israeliana del 1948. Membri dell’Haganah furono, fra gli altri, Yitzhak RabinAriel Sharon,
Rehavam Zeevi, Dov Hoz, Moshe Dayan e Ruth Westheimer.
[56] NdT. Il Sicherheitsdienst (SD, Servizio di Sicurezza) era il servizio segreto della SS, creato nel 1932 da Reinhard Heydrich. Nel 1938 divenne il servizio segreto di Stato, così come del Partito, appoggiando la Gestapo e lavorando con l’Amministrazione Generale e degli Interni.
[57] NdT. Feivel Polkes compì un viaggio a Berlino il 26 febbraio 1937 per incontrarsi con Adolf Eichmann e negoziare, attraverso lui, col Sicherheitsdienst. Per maggiori informazioni su Polkes vedi: Lenni Brenner, Zionism in the Age of the Dictators, 8. Palestine – The Arabs, Zionists, British and Nazis (http://www.marxists.de/middleast/brenner/ch08.htm#top).
[58] NdT. Letteralmente: “collocare”.
[59] H. Höhne, The Order of the Death’s Head (Ballantine, 1984), pp. 380-382; K. Schleunes, Twisted Road (1970,
1990), p. 226; Il rapporto su Folkes del 17 giugno 1937 del servizio segreto interno della SS, in: John Mendelsohn, a cura di, The Holocaust (New York, Garland, 1982), vol. 5, pp. 62-64.
[60] F. Nicosia, Third Reich (1985), pp. 63-64, 105, 219-220.
[61] F. Nicosia, Third Reich (1985), p. 160.
[62] Questa distinzione è implicita anche nella “Dichiarazione Balfour” del novembre del 1917, in cui il governo
britannico manifestò il proprio appoggio a “un focolare nazionale per il popolo ebraico” in Palestina, evitando accuratamente qualsiasi cenno ad uno Stato ebraico. Riferendosi alla maggioranza araba della popolazione, la Dichiarazione proseguiva avvertendo che “…è evidentemente sottinteso che non verrà fatto niente che possa recare pregiudizio ai diritti civili e religiosi delle comunità non-ebraiche esistenti in Palestina”. Il testo completo della Dichiarazione è riprodotto in: Robert John, Behind the Balfour Declaration (IHR, 1988), p. 32.
[63] F. Nicosia, Third Reich (1985), p. 121.
[64] F. Nicosia, Third Reich (1985), p. 124.
[65] NdT. Ministero degli Esteri britannico.
[66] David Yisraeli, The Palestine Problem in German Politics 1889-1945 (Bar-Ilan University, Israel, 1974), p. 300;
Anche in: Documents on German Foreign Policy, Serie D, Vol. 5. Doc. N. 564 o 567.
[67] K. Schleunes, The Twisted Road (1970, 1990), p. 209.
[68] NdT. Joachim von Ribbentrop (30 aprile 1893 – 16 ottobre 1946) fu Ministro degli Esteri del Reich dal 1938 al
1945. Successe il 4 febbraio 1938 a Konstantin von Neurath. Ribbentrop fu il primo statista Nazionalsocialista ad
essere impiccato la notte del 16 ottobre 1946. Le sue ultime parole furono “Gott schütze Deutschland!” (Dio protegga la Germania).
[69] Circolare del 25 gennaio 25, 1939. Documento Processo di Norimberga 3358-PS. Tribunale Militare Internazionale, Processo ai maggiori criminali di Guerra davanti al Tribunale Militare Internazionale (Norimberga: 1947-1949), vol. 32, pp. 242-243. Cospirazione ed Aggressione Nazi(onalsociali)sta (Washington, DC: 1946-1948), vol. 6, pp. 92-93.
[70] F. Nicosia, Third Reich (1985), pp. 141-144; Sull’opinione critica di Hither a proposito del sionismo contenuta
nel Mein Kampf, vedi in particolare: Vol. 1, Cap. 11. Citato in: Robert Wistrich, Hitler’s Apocalypse (London,
1985), p. 155; Vedi anche: F. Nicosia, Third Reich (1985), pp. 26-28; Hitler dichiarò al proprio consigliere
militare nel 1939 e di nuovo nel 1941 d’aver chiesto agli Inglesi nel 1937 di trasferire tutti gli ebrei tedeschi in Palestina o in Egitto. Gli Inglesi avevano respinto la proposta, disse, poiché ciò avrebbe provocato ulteriori disordini. Vedi: H. v. Kotze, a cura di, Heeresadjutant bei Hitler (Stuttgart, 1974), pp. 65, 95.
[71] NdT. Il Mossad Le’aliyah Bet (da non confondere col Mossad Le Modi in Ve Tafkidim Meyuhadim, più noto come Mossad, il servizio segreto israeliano) nacque nel 1937 a Parigi creato da ebrei palestinesi. Significa “Istituto per la Seconda Immigrazione”.
[72] NdT. Letteralmente: “lo sforzo”.
[73] F. Nicosia, Third Reich (1985), pp. 156, 160-164, 166-167; H. Höhne, The Order of the Death’s Head (Ballantine, 1984), pp. 392-394; Jon and David Kimche, The Secret Roads (London, Secker and Warburg, 1955), pp. 39-43. Vedi anche: David Yisraeli, “The Third Reich and Palestine,” Middle Eastern Studies, ottobre 1971, p. 347; Bernard Wasserstein, Britain and the Jews of Europe, 1939-1945 (1979), pp. 43, 49, 52, 60; T. Kelly, “Man who fooled Nazis,” Washington Times, 28 aprile 1987, pp. 1B, 4B. Basato su una intervista a Willy Perl, autore de The Holocaust Conspiracy.
[74] Y. Arad, et alii, a cura di, Documents On the Holocaust (1981), p. 155. (Il kibbutz d’addestramento era a Neuendorf, e può esser rimasto in funzione perfrino dopo il marzo 1942).
[75] NdT. Il piano si trasferimento si chiamava Haavara-Abkommen. Haavara è la parola ebraica, da leggersi con l’accento sull’ultima sillaba, che significa appunto trasferimento.
[76] NdT. Chaim Arlosoroff (1899-1933), (anche Arlozorov o Arlozoroff), nacque in Russia, ma la famiglia si stabilì
in Germania nel 1905. Studiò all’Università di Berlino, laureandosi in economia. Nel 1918 fu tra i fondatori del
partito Ha-Po’el ha-Tza’ir che attrasse molti intellettuali ebrei. Autore di vari articoli sul sionismo e sulla collaborazione fra ebrei ed arabi, nel 1924 si trasferì in Palestina, allora sotto mandato britannico. Nel 1926 fu nominato rappresentante dei yishuv -i coloni ebrei insediati in Palestina- presso la Lega delle Nazioni a Ginevra.
Divenne in seguito un leader del Mapai, il più importante partito politico ebraico del tempo, ed intimo amico di Chaim Weizmann; fu quindi nominato capo del dipartimento politico dell’Agenzia ebraica. Fu ucciso nel 1933 a Tel Aviv. Ad oggi i responsabili non sono stati individuati.
[77] NdT. La World Zionist Organization (WZO) fu fondata, col nome di Zionist Organization (ZO), il 3 settembre
del 1897 al Primo Congresso Sionista tenuto a Basilea, in Svizzera. La ZO, nelle intenzioni di T. Herzl, doveva essere il contenitore del futuro stato d’Israele. E così fu: quando, il 14 maggio 1948, nacque Israele, gran parte delle istituzioni del nuovo stato erano già attive e funzionanti, sviluppatesi negli anni per mezzo della ZO.
L’organizzzaione cambiò la propria denominazione in WZO nel gennaio del 1960. La sede centrale
dell’organismo è oggi a Gerusalemme.
[78] Sull’Accordo in generale, vedi: Werner Feilchenfeld, et alii, Haavara-Transfer nach Palaestina (Tubinga,
Mohr/Siebeck, 1972); David Yisraeli, “The Third Reich and the Transfer Agreement,” Journal of Contemporary
History (Londra), N. 2, 1971, pp. 129-148.; “Haavara”, Encyclopaedia Judaica (1971), vol. 7, pp. 1012-1013; F. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question (Austin, 1985), pp. 44-49; Raul Hilberg, TheDestruction of the European Jews (New York, Holmes and Meier, 1985), pp. 140-141; The Transfer Agreement, di Edwin Black, è dettagliato ed utile. Tuttavia esso contiene numerose inesattezze e conclusioni palesemente errate.
Vedi, per esempio, la recensione di Richard S. Levy in Commentary, settembre 1984, pp. 68-71.
[79] NdT. Si trattò di un vero e proprio accordo commerciale che, fra l’altro, contribuì a rompere il boicottaggio mondiale anti-fascista organizzato contro la Germania. Le compagnie erano due: la Haavara, ebraica a Tel Aviv, e la Paltreu, tedesca, a Berlino. Il deposito minimo era di 1.000 sterline inglesi presso la Banca Wasserman di Berlino oppure presso la Banca Warburg di Amburgo. A questa iniziativa politico-commerciale parteciparono personaggi divenuti in seguito molto noti: Ben Gurion, Moshe Sharret (noto anche come Moshe Shertok), Golda Meir(che collaborava da New York), e Levi Eshkol, il rappresentante della Haavara a Berlino. [Confronta: "Ben Gourion et Shertok, dans Black": L'accord de la "havaara", p.294. Citato da Tom Segev in "Le septieme million", (Ed. Liana Levi, 1993, p. 30 and 595)].
[80] NdT. Sam Cohen era fra l’altro co-proprietario della società “Hanoaiah Ltd.” che curava rapporti commerciali con la Germania.
[81] NdT. Arthur Ruppin (1876 – 1943), nato nel distretto di Rawitsch Posen, in Prussia, frequentò l’Università di
Berlino e si laureò in quella di Halle. Economista e sociologo, viene considerato il “padre degli insediamenti sionisti” e il padre della sociologia ebraica.
[82] E. Black, The Transfer Agreement (1984), pp. 328, 337.
[83] Sull’opposizione all’Haavara nei circoli ufficiali tedeschi, vedi: W. Feilchenfeld, et alii, Haavara-Transfer nach Palaestina (1972), pp. 31-33; D. Yisraeli, “The Third Reich”, Journal of Contemporary History, 1971, pp. 136- 139.; F. Nicosia, The Third Reich and the Palestine Question, pp. 126-139; I. Weckert, Feuerzeichen (1981), pp. 226-227.; Rolf Vogel, Ein Stempel hat gefehlt (Monaco,Droemer Knaur, 1977), pp. 110.
[84] W. Feilchenfeld, et alii, Haavara-Transfer (1972), p. 31. Il testo complete è in: David Yisraeli, The Palestine Problem in German Politics 1889-1945 (Israele, 1974), pp. 298-300.
[85] Dalla Germania!
[86] Memorandum interno del Ministro degli Interni (firmato dal Segretario di stato W. Stuckart), 17 dicembre 1937, in: Helmut Eschwege, a cura di, Kennzeichen J (Berlino, 1966), pp. 132-136. [87] W. Feilchenfeld, et alii, Haavara-Transfer (1972), p. 32.
[88] NdT. Il Ministro, dal 1937, era Walther Emanuel Funk (1890 – 1960).
[89] E. Black, Transfer Agreement, pp. 376-377.
[90] Ebraico per “scambio”.
[91] E. Black, Transfer Agreement (1984), pp. 376, 378; F. Nicosia, Third Reich (1985), pp. 238-239 (n. 91).
[92] Letteralmente: “realizzazioni”.
[93] E. Black, Transfer Agreement, p. 379; F. Nicosia, Third Reich, pp. 212, 255 (n. 66).
[94] W. Feilchenfeld, et alii, Haavara-Transfer, p. 75; “Haavara”, Encyclopaedia Judaica, (1971), Vol. 7, p. 1013.
[95] E. Black, Transfer Agreement, pp. 379, 373, 382.
[96] Per mezzo dell’Accordo Haavara.
[97] Circolare del 25 gennaio 1939. Documento del Processo di Norimberga 3358-PS. Tribunale Militare Internazionale, Processo ai maggiori criminali di Guerra davanti al Tribunale Militare Internazionale (Norimberga: 1947-1949), Vol. 32, pp. 242-243.
[98] Werner Feilchenfeld, et alii, Haavara-Transfer nach Palaestina (Tubinga, Mohr/Siebeck, 1972). Citato in:
Ingrid Weckert, Feuerzeichen (Tubianga, Grabert, 1981), pp. 222-223.
[99] NdT. Vedi anche: http://www.thule-italia.com/ns/manipolazioni.html.
[100] W. Feilchenfeld, et alii, Haavara-Transfer nach Palaestina (1972). Citato in: I. Weckert, Feuerzeichen (1981), p. 224.
[101] Lehi è l’acronimo dell’ebraico Lohamei Herut Israel che significa, appunto, “Combattenti per la Libertà d’Israele”). Le autorità britanniche chiamavano il gruppo Stern Gang, dal nome del suo primo comandante, Avraham Stern. Il gruppo nacque nel 1940. Fra le sue azioni più note vi sono l’assassinio di Lord Moyne, rappresentante del governo britannico, il 6 novembre 1944; la strage di coloni arabi di Deir Yassin del 9 aprile
1948; l’uccisione del Conte Folke Bernadotte, un mediatore delle Nazioni Unite, il 17 settembre 1948. Il grupposi dissolse il 31 maggio del 1948 quando venne integrato nelle Forze di Difesa israeliane (il futuro esercito
d’Israele) ed i suoi leader ottennero l’amnistia. Uno dei membri più noti del Lehi fu Yitzhak Shamir (il futuro Primo Ministro d’Israele).
[102] Avraham Stern, detto Yair (1907 – 1942) era nato in Polonia a Suwalki. Immigrato in Israele nel 1925, frequentò l’università ebraica e si specializzò in lingue e letterature classiche. Stern fu ucciso il 12 febbraio 1942 da ufficiali del servizio segreto britannico, ufficialmente mentre “tentava di scappare”, dopo l’arresto avvenuto in un appartamento di Tel Aviv.
[103] L’Irgun ( ????? ), abbreviazione di Irgun Tsvai Leumi ( ????? ???? ????? ), o Irgun Zvai Leumi), era un gruppo sionista militante che operò in Palestina dal 1931 al 1948. Fondato da Avraham Tehomi si distingueva dall’Haganah per il suo rifiuto dell’ideologia socialista. In effetti lo si considera il predecessore dell’attuale coalizione di destra Likud. Anche questo gruppo si sciolse nel 1948 ed i suoi membri confluirono nelle Forze di Difesa Israeliane, come accadde per il Lehi di Stern (vedi nota 101).
[104] L’Irgun, dal 1940 al 1943, dichiarò una tregua nei confronti degli Inglesi e sostenne gli Alleati contro le forze tedesche e quelle dell’Asse nell’area arruolando i propri membri nell’esercito britannico e nella Jewish Brigade.
[105] Lehi.
[106] Il documento originale si trova presso l’Auswärtiges Amt Archiv tedesco, Bestand 47-59, E 224152 e E 234155-58. (L’Autore è in possesso di una fotocopia); Il testo completo in tedesco è stato pubblicato in: David Yisraeli, The Palestine Problem in German Politics 1889-1945 (Israel, 1974), pp. 315-317. Vedi anche: Klaus Polkhen, “The Secret Contacts”, Journal of Palestine Studies, Primavera-Estate 1976, pp. 78-80; (Quando venne fatta questa offerta il gruppo Lehi di Stern si considerava come il vero Irgun/NMO).
[107] NdT. Vedi nota precedente.
[108] NdT. “Osserva che” non è la traduzione letterale.
[109] Hebrërtum.
[110] NdT. Letteralmente: “documento”.
[111] I nazionalisti arabi si opponevano alla Gran Bretagna, che allora dominava gran parte del mondo arabo, compresi l’Egitto, l’Iraq e la Palestina. Poiché la Gran Bretagna e la Germania erano in guerra, la Germania coltivava il sostegno arabo. Il leader degli arabi palestinesi, il Gran Mufti di Gerusalemme, Haj Amin el-Husseini, lavorò congiuntamente alla Germania nel periodo bellico. Dopo esser fuggito dalla Palestina, si rivolse al mondo arabo dalla radio tedesca e collaborò al reclutamento di musulmani in Bosnia per le unità della Waffen-SS.
[112] Israel Shahak, “Yitzhak Shamir, Then and Now,” Middle East Policy (Washington, DC), Vol. 1, N. 1, (L’intero N. 39), 1992, pp. 27-38; Yehoshafat Harkabi, Israel’s Fateful Hour (New York, Harper and Row, 1988), pp. 213-
214. Citato in: Andrew J. Hurley, Israel and the New World Order (Santa Barbara, California, 1991), pp. 93,
208-209; Avishai Margalit, “The Violent Life of Yitzhak Shamir”, New York Review of Books, 14 maggio 1992,
pp. 18-24; Lenni Brenner, Zionism in the Age of the Dictators (1983), pp. 266-269; L. Brenner, Jews in America.http://www.timmylove.altervista.org/tl/zr/pdf/reich.pdf Pubblicato su The Journal for Historical Review (http://www.ihr.org/index.html) –
Luglio/Agosto 1993 – Volume 13, numero 4 – Pagina 29 – ISSN: 0195-6752
Tratto dal sito dell’Institute for Historical Review,
(http://www.ihr.org/jhr/v13/v13n4p29_Weber.html). Le note del traduttore riportano la sigla NdT; tutte le altre sono dell’Autore.
Le foto sono a cura del traduttore.
Link all’articolo: http://pocobello.blogspot.co.uk/2012/03/pubblicato-su-journal-for-historical.html



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