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venerdì 17 febbraio 2012

MULTINATIONALS - Here is a list of some of the most powerful global corporations


Ecco l'elenco di alcune tra le più famose e potenti multinazionali mondiali
Philip Morris - Mitsubishi - Nike - Shell - McDonald's - Walt Disney - Barilla - Kraft - Total -Henkel - COCA COLANestlé - Unilever - Agnelli - Procter - L'Oreal - Parmalat - Novartis - Montedison

Kraft Jacobs Suchard (sottilette Kraft, formaggio Philadelphia, cioccolata Suchard), multinazionale alimentare che possiede diverse altre marche apparentemente più "nostrane", come le Fattorie Osella, produttrici di formaggio. Ma la Kraft, a sua volta, appartiene ad un colosso come la Philip Morris, cha ha un fatturato di 56 miliardi di dollari...
Barilla, notissima impresa alimentare (pasta, merendine, biscotti, sughi, ecc). Il 49% del pacchetto azionario di questa società appartiene alla Relou Italia srl, nel cui consiglio di amministrazione troviamo molti stranieri, fra di essi, fino a pochi anni fa era presente un certo Walter Wurth, presidente della Oerlikon Buhrle, una importante azienda svizzera produttrice di cannoni, missili e mezzi blindati, nonché di avanzati sistemi elettronici per la difesa. E' presente con i seguenti marchi:
Barilla, Crakers Motta, Essere, Gran Pavesi, le Tre Marie, le Spighe, Mulino Bianco, Pavesini, Voiello, Panem.
Total (Spontex, Pirelli o Mapa). Nessuno immaginerebbe che, fermandosi a fare benzina in una stazione di servizio Total sta finanziando il governo della Birmania, ovvero una delle dittature più oppressive della Terra. Il regime di questo paese protegge l'esportazione di circa il 60% del commercio globale di eroina, foraggia il mercato della prostituzione in Thailandia, utilizza tutti gli introiti derivanti dal commercio con l'estero per le spese militari e distrugge le ultime foreste di pregiato legno di tek esistenti nel suo territorio.

E' presente con i marchi:
Lila pause, Milka, Milka Tender, Caramba, Faemino, Hag, Splendid, Bittra Suchard, Cote d'Or, Terry's, Toblerone, Simmenthal, Spuntì, Fini (tortellini, aceto, pasta), Invernizzi, Negroni, Dover, Gim, Jocca, Maman Louise, Milione, Mozary, Osella, Philadelphia, Primolo, Sottilette, Yoplait, Legeresse, Mayonnaise, Mato Mato, Vallè.
Philip Morris non ha un modello di business complesso. E 'semplicemente una delle aziende più dominanti e azionista-friendly del pianeta. L'azienda opera in 180 paesi e possiede sette dei migliori del mondo 15 marchi mondiali del mercato.
I paesi poveri spesso non hanno norme, hanno una popolazione che è all'oscurodei pericoli, e non può nemmeno iniziare a competere con budget pubblicitarioPhillip Morris 'con la loro istruzione del bilancio pubblico. L'esempio migliore èINDONESIA. PM pubblicizza qualcosa come 250 milioni di dollari / yr con JoeCamel, sexy annunci giovanili, e Marlboro Man (tutto vietato qui) contro un ufficio dieducazione dei figli budget di 0,5 milioni di euro. Il suo no contest: PM è preciso, freddo, scientifico, spettacolare e di successo come i baroni dell'oppio ... il Gov'tindonesiana lascia solo dire .. non lo sono, inoltre sono corrotti, er .. mi scusi,ricevere contributi dal PM. Il popolo non ha alcuna possibilità. Oltre cento milioni difumo, esp. nei villaggi rurali dove un reddito medio può essere $ 3 volte al giorno e spendono 1 dollaro al giorno per le sigarette! Il bilancio di salute è sconcertante esarà una delle principali cause che impediscono il paese da tirare fuori dalla povertà. 

Philip Morris (Rye Brook, USA) - La Philip Morris è una delle multinazionali che ha presentato alla Commissione europea la proposta di riforma della direttiva UE 241/73, approvata dal parlamento europeo il 15/3/2000, sul cacao e i prodotti al cioccolato in base al quale è possibile l'impiego di sostanze grasse vegetali diverse dal burro di cacao fino al 5% del prodotto finale. Questo genera un danno a quei paesi come Ghana, Nigeria, Camerun che basano sulla produzione del cacao più del 50% del volume delle loro esportazioni e che a livello microeconomico produrrà effetti disastrosi per 11 milioni di persone che sono direttamente dipendenti dal raccolto di cacao. Ha inoltre ottenuto che nelle etichette non venisse indicata la quantità di burro di cacao presente nella cioccolata. La Philip Morris è una delle più grandi produttrici di sigarette e poiché nel nord del mondo il consumo di tabacco è in diminuzione, sta dirigendo le sue vendite verso il sud, aumentando a dismisura il consumo di tabacco nei minorenni
tratto da http://digilander.libero.it/ginanni/documenti/consumo.htm#morris
Indirizzo principale:Altria group, 120 park avenue, New York 10017-552 - USA
Altria è il nome assunto il 27/1/2003 da Philip morris che è un vasto conglomerato con società dislocate in 46 paesi e classificato al 24° posto nella classifica mondiale . Fattura circa 62 miliardi di dollari e impiega 166000 persone(2002)
Sorta a Londra nel 1847 e successivamente registrata a New York, oggi è la prima impresa al mondo per vendita di sigarette con i marchi Chesterfield, Diana, Marlboro, Merit, L&M, Lark ed altri ancora, Oltre che nel settore del tabacco (57% del fatturato) è anche presente in quello alimentare (38%) e quello della birra (5%). Il settore alimentare fa capo a Kraft food che nel 2002 ha acquistato Nabisco.
Nel 2000 Philip morris ha speso in pubblicità 2,3 miliardi di dollari, posizionandosi al 5° posto nella graduatoria mondiale. Nel 2001 in Italia, Kraft ha speso 69 milioni di euro, posizionandosi all 11°posto nel settore alimentare.

Società controllate e marchi: In Italia opera nel settore alimentare attraverso varie divisioni e società fra cui Kraft Foods Spa (Via Nizzoli 3, 20147 Milano, tel 02-41351), Fattorie Osella Spa, Invernizzi Spa, Kraft Jacobs Suchard Spa, Complessivamente il gruppo Kraft fattura 654 milioni di euro e impiega 1400 persone.
Abuso di potere: E' tra le imprese che finanziano i partiti statunitensi, Nel 2002 ha speso 3,8 milioni di dollari (23% al partito democratico e 77% a quello repubblicano) www.opensecrets.org
 - Fa parte di USCIB, un associazione che sostiene gli interessi delle imprese di fronte ai governi nell'ONU www.uscib.org 10/02
 - Fa parte di BRT, un associazione che rappresenta gli interessi delle multinazionali presso le istituzioni statunitensi www.transnationale.org2/03
 - Kraft fa parte dell' ICC un associazione internazionale per promuovere la liberalizzazzione del commercio www.iccwbo.org
partecipa al WEF (World economic forum) un organizzazione che ha l'obbiettivo di fare incontrare i rappresentanti delle multinazionali e dei paesi più potenti per definire le politiche economiche mondiali più consone agli interessi delle imprese. Di norma gli incontri si tengono a Davos in Svizzera (MM 10/00)
 - Da anni insieme ad altre multinazionali del tabacco sono impegnate in una colossale campagna per evitare che le autorità statunitensi adottino provvedimenti contro il fumo. L'obbiettivo è di fare diminuire le tasse sul fumo e smantellare controlli e divieti.
 - un dossier dell OMS (Organizzazione mondiale della sanità) afferma che sulla base di documenti è ragionevole ritenere Philip morris responsabile per atti di sabotaggio contro l'OMS stessa.(Il manifesto 3/8/00)
Terzo mondo: Tramite Kraft è uno dei maggiori produttori al mondo di caffè e cacao. Pertanto è da ritenersi uno dei massimi responsabili delle gravi condizioni in cui versano milioni di contadini del sud del mondo perchè i suoi metodi commerciali, totalmente ispirati ad una logica di profitto non garantiscono guadagni dignitosi
 - Kraft compare tra le imprese che secondo la rivista "Earth Island Journal" sono compromesse col lavoro minorile esistente nelle piantagioni di cacao nell' africa occidentale. La rivista fa riferimento ad un indagine condotta nel 2002 dall' international institute of tropical Agricolture in Costa d'Avorio, Camerun e Ghana.
Dalla ricerca è emerso che le piantagioni di cacao utilizzano il lavoro di centinaia di migliaia di bambini e che molti di loro svolgono lavorazioni pericolose.
Alcune migliaia risultano addirittura in condizione di schiavitù.
Poichè è un grande produttore di cioccolato Kraft importa grandi quantità di cacao proveniente da quest'area geografica, pertanto ha molte probabilità di utilizzare cacao ottenuto col lavoro dei minori(Altraeconomia 9/02, EIJ estate 2002, EC n 79/02)
 - Il rapporto profits over people scritto da Stella Aguinaga nel 2002, descrive le strategie utilizzate da Philip Morris e da BAT negli anni tra il 1990 e il 2000 per impedire che i governi dell' america latina adottassero misure contro il tabacco, come il pagamento di scenziati per false dichiarazioni a favore del fumo o l'uso del circuito del contrabbando per accrescere la vendita delle proprie sigarette ( www.paho.org )
 - Nel settembre del 98 il quotidiano Los Angeles Times ha riportato che PM e BAT si erano accordate segretamente per spartirsi il mercato di alcuni paesi dell' america latina
Ambiente: Da alcuni documenti emerge che PM finanziava un' associazione Americana (Keep America Beautiful) che sensibilizzava riguardo al problema dei rifiuti per far si che l'associazione non focalizzasse la sua attenzione sui rifiuti connessi alle sigarette
 - Secondo un rapporto dell' associazione CEP risulta che Nabisco (una società del gruppo) è una delle peggiori imprese alimentari in fatto di violazione delle norme a tutela dell' ambiente.
 - Nel 2000 il procuratore del Missouri ha denunciato Kraft per avere smaltito in maniera illegale diverse migliaia di tonnellate di involucri per hot dog
Diritti dei lavoratori: da una riceca condotta su un numero non completo dei suoi stabilmenti statunitensi risulta che tra il 1997 e il 2002 il gruppo PM ha ricevuto 274000 dollari di multe per 198 violazioni in materia di sicurezza sul lavoro (www.osha.gov)
 - Nel corso di un assemblea degli azionisti nel 2001 è stata rigettata col 94% dei voti una mozione che intendeva impegnare il gruppo a rispettare i diritti umani a livello globale
 - nel marzo 2002 kraft ha tagliato 7500 posti di lavoro, ma sembra che in realtà siano 9000 (Fortune n 15/02)
Consumatori e legalità: Philip Morris è il più grande fabbricante del mondo di sigarette, un prodotto che provoca 4 milioni di morti all' anno a livello mondiale.
 - Philip Morris da anni è nell' occhio del ciclone per la sua aggressiva e articolata campagna planetaria di promozione delle sigarette per la quale spende ogni anno centinaia di milioni di dollari.
 - Fino al '99 ha negato che il fumo fa male, fino al '98 ingaggiava scenziati per nascondere i danni del fumo passivo
 - Nel 2000 ha speso 541 milioni di dollari in pubblicità alle sigarette fuori dagli stati uniti, specialmente nel sud del mondo ed esercitava pressioni sul governo americano perchè adotti delle ritorsioni commerciali verso i paesi che rifiutano l'importazione di sigarette.
 - Negli anni 80, probabilmente per le sue campagne pubblicitarie il consumo di sigarette tra gli adolescenti nel sud del mondo è aumentato a dismisura, per questo il gruppo americano Infanct ha lanciato una campagna di boicottaggio.
 - Nel 2001 la rivista multinational monitor ha inserito PM tra le 10 peggiori multinazionali, per 3 ragioni:
1)Per le sue attività promozionali, nonostante abbia speso 100000 dollari in una campagna contro il fumo tra i giovani dall' altra li induce a fumare lanciando enormi campagne pubblicitarie alle sue sigarette.
2) La sua pressione sull'amministrazione Bush per ottenere leggi favorevoli all'azienda
3) La terza ragione è dovuta ad alcune frasi contenute in uno studio indirizzato alla repubblica ceca, in esso si afferma che il fumo fa bene alle casse dello stato "perchè quando i fumatori muoiono, la società risparmia in spese sanitarie per gli alloggi e le pensioni" (MM 12/01)
 - Dal 1998 al 2002 Philip morris ha subito vari processi che l'hanno condannata a indennizzare migliaia di persone che avevano subito danni da fumo
 - Nel marzo 2003 una corte dell' illinois ha condannato PM a pagare 10 miliardi di dollari ai fumatori che sono stati fuorviati da una pubblicità sui danni miori causati dalle sigarette leggere.
 - Nel 2002 PM è stata condannata a pagare 53000 dollari per avere violato la legge austriaca che vieta qualsiasi forma di pubblicità al tabacco.(internazionale 10/02)
 - Nel 2000 in Russia PM è stata citata in tribunale con l'accusa di avere aggirato le norme a salvaguardia della salute dei fumatori
 - Nel 2001 è stata condannata in Italia per forme di pubblicità occulta all'interno della rivista glamour(AGCM 16 17/01)
 - Nel 2003 è stata condannata in Italia a pagare 50 milioni di euro per avere stretto un accordo con l'ente tabacchi per mantenere alto il prezzo delle sigarette (AGCM n11/03)
 - Nel 2000 è stata accusata dalla commissione Europea per contrabbando, riciclaggio e associazione a delinquere.(Il sole 24 ore 20/7/02)
 - Nel 2002 Kraft compare tra la lista delle imprese che secondo greenpeace pongono nel mercato statunitanse Organismi Geneticamente Modificati  (www.truefoodnow.org 4/03)
 - In risposta ad un indagine di greenpeace italia Kraft ha risposto che non usa OGM nei suoi prodotti , tuttavia non ha specificato quali iniziative siano state assunte a garanzia di tale affermazione
 - Nel 2002 Post, una azienda controllata da Kraft è accusata di pubblicità ingannevole dalla rivista Earthday Resources, perchè presentava come naturali i suoi prodotti mentre erano geneticamente modificati.(www.ecopledge.com 10/02)
 - Nel 2000 negli Stati Uniti l'associazione amici della terra denuncia Kraft perchè alcuni di suoi prodotti contengono del mais geneticamente modificato che non era ammesso per l'alimentazione umana neanche negli Stati uniti perchè causava allergie.(The ecologist 11/00)
 - Nel 2002 "Altroconsumo" ha condotto un indagine sulle indicazioni riportate dalle etichette delle confezioni di alcuni marchi di caffè, Splendid (società del gruppo) ha ricevuto una valutazione pessima in tutti i campi.(Altorconsumo n149/02)
Eserciti: Kraft e Philip morris compaiono nella lista delle imprese che nel 2002 hanno fornito prodotti all' esercito statunitense.( www.dod.mil/news 2/03)
 - Kraft si è aggiudicata nel 98 una gara di appalto per forniture all'esercito francese
Regimi oppressivi: PM compare nella lista delle aziende che hanno interessi in Birmania (www.global-unions.org/burma)
 - la casa madre è negli stati uniti e ha filiali in Argentina, Brasile, Cina, Colombia, Corea del Sud, Egitto, Giamaica, Guatemala, Kazakistan, Malaysia, Messico, Russia, Tunisia, Turchia, Ucraina, Ungheria
Paradisi fiscali: Ha filiali in Corea del Sud, Costa rica, Giamaica, Guatemala, Hong Kong, Malaysia, Russia, Svizzera, Ucraina, Ungheria
Animali: La rivista time segnale che Philip Morris ha sovvenzionato alcuni ricercatori che studiano l'effetto della nicotina sugli animali(EC n 77/02)
 - Secondo l'associazione Naturewatch Kraft è tra le imprese che utilzzano ingredienti testati su animali
 - Nel corso dell'assemblea degli azionisti è stata rigettata al 98% una mozione che chiedeva al gruppo di interrompere i test per gli effetti della nicotina sugli animali(EC n 77/02)
Boicottaggio: E' in corso una campagna del guppo Infact contro Philip Morris in quanto le sue campagne pubblicitarie avvicinano i giovani al fumo



FATTURATO: 36.530 MILIARDI DI LIRE
AVENUE NESTLE' 55
CH-1800 VEVEY
SVIZZERA

Secondo l'UNICEF un milione e mezzo di bambini muoiono ogni anno poiché non vengono nutriti con il latte materno. E molti milioni in più di bambini si ammalano seriamente. L'allattamento al seno materno fornisce il migliore inizio alla vita per tutti i bambini, ma in una società di poveri costituisce un'indispensabile fonte di sopravvivenza. Le società che producono latte per bambini promuovono il loro prodotto presso mamme ed operatori sanitari, poiché si rendono conto che, se non riescono a far attecchire l'allattamento artificiale, non fanno affari. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l'UNICEF hanno un Codice Internazionale che proibisce ogni forma di promozione di latte per bambini. La Nestle' viola questo codice più frequentemente degli altri concorrenti.
Una delle strategie di maggior successo della Nestle' consiste in forniture gratuite di latte agli ospedali: allattare con il biberon i neonati favorisce l'insuccesso dell'allattamento naturale. Il bambino viene infatti a dipendere dal latte artificiale. Una volta a casa la madre deve comprare il latte da sé. In molte società ciò può costare più della metà dell'intero reddito familiare. Le madri povere a volte diluiscono eccessivamente il latte in polvere e ciò porta alla malnutrizione. In condizioni di povertà l'acqua mischiata al latte e' spesso malsana; porta a diarrea, disidratazione e spesso alla morte.
Il primo boicottaggio della Nestlé venne sospeso nel 1984, quando la Nestlé' promise di rispettare il Codice Internazionale. La Nestlé rinnegò subito la sua promessa, cosicché il boicottaggio venne nuovamente attivato nel 1988, concentrando l'azione sul prodotto più venduto e famoso della Nestlé, il Nescafè. La Nestlé ora ammette che le forniture gratuite sono dannose, ma si rifiuta di bloccarle negli ospedali, a meno che i governi facciano leggi in materia. La Nestlé' e' impegnata a far diminuire l'allattamento al seno materno allo scopo di vendere più latte in polvere.
Una risoluzione del 1986 dell'Assemblea Mondiale della Sanità aveva stabilito che: "nessuna fornitura, gratuita o con sussidio, di latte in polvere per bambini deve essere data agli ospedali o ai reparti maternità; il piccolo ammontare necessario dovrà essere acquistato dalle istituzioni".

Il boicottaggio della Nestlé sta funzionando ?
La Nestlé' e' chiaramente preoccupata per il danno alle sue vendite e alla sua reputazione. Il boicottaggio è appoggiato a livello internazionale da migliaia di persone, nonché da centinaia di organizzazioni, inclusa la Chiesa d'Inghilterra. Il boicottaggio continuerà finché la Nestlé' interromperà tutte le sue irresponsabili pratiche di commmercializzazione.

Cosa puoi fare:
- Non acquistare più Nescafè, e scrivi alla Nestle' dicendo che sostieni il boicottaggio.
- Distribuisci volantini sul boicottaggio.
- Chiedi a qualsiasi gruppo comunitario, sindacati, chiese ed altre organizzazioni di unirsi alla campagna.

COSA COMBINA NEL MONDO LA NESTLE'
REGIMI OPPRESSIVI: Nestlè ha filiali in Brasile, Cina, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Kenya, Libano, Messico, Papua Nuova Guinea, Filippine, Senegal, Sri Lanka, Turchia. L'Oreal è presente anche in Perù e Marocco.
RELAZIONI SINDACALI: nel 1989 i lavoratori di una fabbrica di cioccolato a Cacapava, Brasile, fecero sciopero. I lavoratori si lamentavano delle misere condizioni di lavoro, compresa la discriminazione verso le donne, la mancanza di indumenti protettivi e le inadeguate condizioni di sicurezza. Entro due mesi dall'inizio dello sciopero la compagnia aveva licenziato 40 dei suoi operai, compresa la maggior parte degli organizzatori dello sciopero.
COMMERCIALIZZAZIONE IRRESPONSABILE: recenti mosse della Nestlè nel campo del latte in polvere per neonati comprendono un'ulteriore violazione del Codice dell'OMS, cioè la pubblicità del suo nuovo latte ipo-allergenico, Good Start, negli USA. Si è saputo che alcuni neonati hanno sofferto di shock 'anafilattici', con pericolo per le loro vite, dopo essere stati nutriti con questo prodotto. Vedi anche il boicottaggio sotto.
TEST SU ANIMALI: L'Oreal è attualmente oggetto di boicottaggio per il suo uso continuato di test sugli animali. La stessa Nestlè è stata recentemente criticata dalla BUAV (antivivisezionisti inglesi) per aver fatto test di cancerogenicità del suo caffè su topi.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: la Nestlè è attualmente oggetto di un boicottaggio mondiale per la pubblicità irresponsabile del latte in polvere, e L'Oreal per i test sugli animali.

PRODOTTI DI CONSUMO DELLA NESTLE'
E' presente con i marchi:
Acqua brillante Recoaro, After Height, Alemagna, Antica Gelateria del Corso, Baci, Bella Napoli, Buitoni, Belté, Berni, Cacao Perugina, Cappuccino, Chef, Contadina, Cheerios, Chinò, Chocapic, Ciocoblocco, Caludia, Condipasta, Condiriso, Gourmet, Dorè, Ecco... Franck, Fiorello, Fido, Fontelimpia, Friskies, Fruttolo, Galak, Gingerino Recoaro, Gold Krisp, Guigoz, King, Kit Kat, La Cremeria Motta, la Valle degli Orti, Le Ore liete, Perugina, Levissima, LC1, Limpia, Lion, Lingotto, Locatelli, Lora Recoaro, Maggi, Malto Kneipp, Mare Fresco, Miglioli, Mio Locatelli, Mio Yougurt, Mirage, Motta (gelati), Nescafè, Nesquil, Nestea, Nestlé, Nestum, One-O-One, Orzoro, Panna, Pejo, Perrier, Perugina, Pezzullo, Pizzaiola Locatelli, Quality Street, Recoaro, Sanbernardo, Sanpellegrino, Sanbitter, Sasso, Santa Maria, Santa Rica, Surgela, Trio, Ulmeta, Vera, Vismara, Voglia di Pizza, anche la licenza di commercio dell'acqua Fiuggi.
 


MITSUBISHI CORPORATION FATTURATO: 161.500 MILIARDI DI LIRE
520 MADISON AVENUE
NEW YORK N.Y. 10022-4223
U.S.A.

Secondo l' Organizzazione Internazionale per il Commercio del Legname (ITTO), il Giappone è uno dei maggiori importatori di legname tropicale nel mondo. La Mitsubishi Trading Company è una delle più potenti compagnie giapponesi di legname tropicale, ottenuto dalla distruzione delle foreste. Essa ha estese operazioni di sfruttamento delle foreste in Brasile, Indonesia, Filippine, Papua Nuova Guinea, Cile, Canada.
In Malesia le operazioni di disboscamento della Mitsubishi procedono ininterrottamente 24 ore al giorno, distruggendo le foreste negli stati di Sabah e Sarawak al ritmo di 300.000 ettari all'anno. Questa compagnia non solo uccide gli alberi, ma distrugge anche culture. I Penan, i Kayan, i Kenyan, i Kelabit e gli Iban, tribù indigene malesi, stanno disperatamente cercando di salvare la loro casa, la foresta, dalla distruzione. Essi hanno provato con mezzi legali, hanno organizzato blocchi nonviolenti per fermare i camion e i bulldozer, e sono stati arrestati. L'operazione della Mitsubishi è davvero un caso di genocidio culturale: il disboscamento diffonde la malaria e la tubercolosi fra gli indigeni. Molti sono ridotti in povertà perché le loro tradizionali fonti di cibo sono distrutte. Altri ancora sono costretti ad emigrare nelle città.
Oltre alle persone, milioni di animali, uccelli, piante e insetti sono stati spazzati via dalla distruzione della foresta. Pur ammettendo il legittimo bisogno di legname, il Giappone usa la maggior parte del legno tropicale in modo dissennato - casseforme per il cemento armato usa-e-getta, mobili fai-da-te, bastoncini per ristoranti, compensato, e impiallacciatura. In tutti questi casi ci sono alternative meno distruttive dal punto di vista ambientale. La domanda di legno duro tropicale si può fronteggiare in modi che non distruggano l'ambiente o la vita delle persone, con coscienza ed attenzione.
Il Gruppo Mitsubishi, o 'Keiretsu', consiste di 29 compagnie collegate tra di loro, e forma uno degli imperi industriali e finanziari più grandi del mondo, con 131 industrie connesse. Fra queste compagnie vi sono Mitsubishi Bank (la terza nel mondo), Mitsubishi Electric, Mitsubishi Motors, Nikon Corporation, Bank of California, Kirin Beer, e Value Rent-a-car.
Sebbene queste compagnie siano collegate tra di loro in vari modi, comprese quote azionarie incrociate, non c'è nessuna singola compagnia che le possiede tutte. Inoltre, poiché la Mitsubishi Corporation è una compagnia commerciale che non può essere direttamente boicottata, dobbiamo focalizzarci sulle compagnie affiliate, come la Mitsubishi Motors e la Mitsubishi Electric, che, in quanto membri del gruppo principale, possono convincere la compagnia commerciale a consumare meno legname tropicale.

Cosa si può fare
Unitevi alla nostra campagna di boicottaggio della Mitsubishi, contro la distruzione delle foreste tropicali e per la salvaguardia delle culture indigene.

COSA COMBINA NEL MONDO LA MITSUBISHI
REGIMI OPPRESSIVI: il Gruppo Mitsubishi ha filiali in Bahrein, Brasile, Cina, Colombia, India, Indonesia, Iran, Liberia, Messico, Marocco, Perù e Filippine.
DIRITTI ALLA TERRA: nel 1992 Survival International ha criticato le operazioni di una consociata Mitsubishi, la Alberta Pacific, in Canada. Survival sostiene che il taglio degli alberi in una vasta zona a nord-est dello stato di Alberta ha conseguenze negative sulla vita dei popoli Cree e Dene, molti dei quali vivono in territori mai ceduti al governo e tuttora rivendicati dagli Indiani.
AMBIENTE: la Mitsubishi Corporation è coinvolta nell'importazione in Giappone di enormi quantità di legname tropicale. Negli ultimi 15 anni sono state distrutte vaste aree di foresta tropicale in Sarawak, dove le operazioni di taglio continuano per 24 ore al giorno, alla luce di riflettori. La Mitsubishi ha operazioni di taglio in nove nazioni. Un'altra consociata sta per aprire una miniera in un'area costiera della foresta tropicale dell'Ecuador, nelle terre della nazione indiana Awa e nella Riserva Ecologica Cotacachi-Cayapas, una delle zone prioritarie per la conservazione della biodiversità in Ecuador.
ENERGIA NUCLEARE: la Mitsubishi Heavy Industries fornisce i seguenti servizi per l'industria nucleare: servizi di costruzione, equipaggiamento per il trattamento del combustibile, nocciolo dei reattori nucleari, fornitura di plutonio, inceneritori di rifiuti radioattivi, riprocessamento e trattamento delle acque.
ARMI: la Mitsubishi Heavy Industries è anche produttrice di armamenti, in particolare: aerei, missili, cannoni, carri armati.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: Rainforest Action Network ha lanciato una campagna internazionale di boicottaggio della Mitsubishi per l'importazione di legname tropicale, che distrugge le foreste del pianeta.
PRODOTTI DI CONSUMO DELLA MITSUBISHI
TELEVISORI: Mitsubishi
VIDEOREGISTRATORI: Mitsubishi
STEREO: Mitsubishi
AUTOMOBILI: Mitsubishi
MACCHINE FOTOGRAFICHE: Nikon
BIRRA : Kirin




FATTURATO: 5.440 MILIARDI DI LIRE
1 BOWERMAN DRIVE BEAVERTON, OREGON 97005 U.S.A.

La Nike, con sede centrale nell'Oregon, USA, produce una vasta gamma di scarpe sportive molto pubblicizzate. Nata negli anni '60, ha assunto il suo attuale nome nel 1985.
Ogni anno 6 milioni di paia di scarpe sportive Nike vengono confezionate in Indonesia sotto licenze normalmente concesse dalla sud-coreana HQ, consociata della Nike. I dipendenti della Nike quotidianamente controllano la qualità nelle 6 fabbriche di Tangerang e Serang. Queste 6 fabbriche sono in competizione l'una con l'altra per mantenere le licenze, che sono rinnovate mensilmente.
Il salario medio giornaliero dei 24.000 lavoratori di queste fabbriche è appena di 1.100 lire. Secondo l'AAFLI (Istituto Asiatico-Americano per il Lavoro Libero) queste fabbriche stanno violando 12 leggi nazionali, tra cui quelle sul salario minimo, il lavoro minorile, gli straordinari, gli orari di lavoro, l'assicurazione, l'organizzazione sindacale e i licenziamenti. Sono stati evidenziati problemi riguardo la salute, le ferie ed i congedi per maternità. Sebbene le fabbriche non siano di proprietà diretta della Nike, finanziariamente la compagnia è nella posizione di poter assicurare il rafforzamento degli standard minimi di vita.

I salari in Indonesia
L'Indonesia ha un salario minimo giornaliero di 2.100 Rupie (circa 1.400 lire), ma anche questo è inferiore ai "bisogni fisici minimi" stimati dal governo. E con 12 milioni di disoccupati su 70 milioni di forza lavoro, è impossibile rafforzare questo minimo. Recenti inchieste hanno rivelato che quasi l'80% dei lavoratori nella regione di Tangerang riceve solo 1.600 Rupie al giorno, e quindi lunghe ore di straordinari sono di solito fondamentali per la sopravvivenza. L'ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) stima che l'80% delle donne lavoratrici in Indonesia sono malnutrite.

E i sindacati?
I sindacati di solito esercitano un controllo effettivo sullo sfruttamento dei lavoratori, ma il governo repressivo indonesiano ne ha a lungo limitato lo sviluppo. Fino dagli anni '60, il movimento dei lavoratori è stato controllato dal governo tramite un unico sindacato legale, l'SPSI (Unione dei Lavoratori di Tutta l'Indonesia). Coloro che desiderano fare parte dei sindacati devono avere il permesso del loro datore di lavoro, che spesso sceglie quello governativo. Nonostante la legge, i lavoratori hanno cominciato a lottare, ed hanno formato nuovi sindacati. Il primo è stato Setiakawan (SBMS), nato nel novembre 1990. Nel giugno 1991, quando 300 dimostranti chiedevano salari più alti, Saut Aritonang, segretario generale del SBMS, e altri quattro, furono rapiti e interrogati dall'esercito governativo.
Il SBMS chiede di esercitare pressioni sul governo per il diritto di libera organizzazione, e sta lanciando un boicottaggio delle esportazioni indonesiane, chiedendo di usare aiuti e investimenti per fare pressione sul miglioramento dei diritti umani. Nel breve periodo, i sindacati sono certo in difficoltà nel tentativo di migliorare le condizioni di lavoro. Ma questo rende il boicottaggio e le campagne sui consumatori le forme di pressione più importanti che possano persuadere la Nike sulla possibilità di un comportamento più responsabile verso i lavoratori.



COSA COMBINA NEL MONDO LA NIKE

REGIMI OPPRESSIVI: tutte le scarpe Nike sono prodotte in Asia, in particolare in Indonesia, Cina, Thailandia, Taiwan, Corea del Sud, Vietnam.
RELAZIONI SINDACALI: in Indonesia i sindacati liberi sono illegali e vengono repressi dall'esercito, i dirigenti sindacali sono licenziati, imprigionati, torturati, ed anche uccisi.
SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO: i lavoratori della Nike ricevono un salario da fame, inferiore al salario minimo stabilito dalla legge indonesiana. Lavorano esposti ai vapori delle colle, ai solventi, alle vernici, per 12 ore al giorno.
COMMERCIALIZZAZIONE IRRESPONSABILE: la Nike spende circa 180 milioni di $ all'anno in pubblicità, quando sarebbe sufficiente l'1% di questo bilancio per migliorare le condizioni di 15.000 lavoratori indonesiani.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: nel 1990 Operation Push, un gruppo per i diritti civili, ha lanciato il boicottaggio della Nike perchè, nonostante venda il 45% dei suoi prodotti ai neri, non vi sono afroamericani ai vertici dell'azienda; essa inoltre non concede sufficienti benefici sociali alla comunità nera.

QUANTO COSTA UNA SCARPA NIKE
voceimportopercentuale
MATERIALE$ 4,74%
MANODOPERA$ 1,31%
PROFITTI ALL'INGROSSO$ 6249%
PROFITTI AL DETTAGLIO$ 5746%
PREZZO AL PUBBLICO$ 125100%





ROYAL DUTCH - SHELL OIL CO. FATTURATO: 127.780 MILIARDI DI LIRE
ONE SHELL PLAZA P.O. BOX 2463 HOUSTON TX 77252 U.S.A.

La comunità Ogoni, nella Nigeria meridionale, sta sostenendo una campagna contro i danni all'ambiente e alle risorse agricole causati dalla compagnia Shell, rivendicando adeguati risarcimenti per la distruzione della terra e dei raccolti.
A seguito del massacro avvenuto nell'ottobre 1990, durante il quale furono uccise ottanta persone, il popolo Ogoni, il 4 gennaio 1993, fece una marcia di protesta con 100.000 partecipanti contro le attività delle compagnie petrolifere, compresa la Shell, che avevano lasciato acque inquinate, terreni devastati, eruzioni di gas naturale in combustione 24 ore al giorno, e oleodotti che attraversano i villaggi. Essi considerano il petrolio estratto dalle loro terre negli ultimi 30 anni di loro proprietà e chiedono una percentuale ed un risarcimento per il degrado ambientale. Nell'aprile 1993 un Ogoni fu ucciso ed altri 11 feriti dalle forze di sicurezza nigeriane mentre protestavano per l'istallazione di un oleodotto attraverso le loro terre.
Nei trascorsi 10 anni, la Shell ha riversato più di 5,6 milioni di litri di petrolio in Nigeria. Nel 1990 la Shell fu multata per l'eruzione di gas, ma continuò tale pratica, causando problemi di salute nei villaggi Ogoni. Nel giugno 1993 impiegò più di 50 giorni per tamponare una falla di petrolio dalla rottura di un oleodotto.
L'esercito nigeriano nel 1993 ha sterminato un'intera tribù, provocando più di 1.800 morti, per consentire alla Shell di continuare le trivellazioni nell'Ogoniland: lo sterminio degli Ogoni avvenne nello stato nigeriano di Rivers tra il gennaio '93, quando la Shell sospese le operazioni, e il 22 maggio dello stesso anno, 10 giorni dopo che il governo militare aveva ordinato di fare terra bruciata. Un alto ufficiale nigeriano ha ammesso nell'aprile 1994 che le rivendicazioni degli Ogoni erano "più che fondate".
Lo scrittore nigeriano Ken Saro-Wiwa, Premio Nobel Alternativo per la Pace e leader del Movimento per la Sopravvivenza del Popolo Ogoni (MOSOP), che chiede da anni che i proventi dell'estrazione petrolifera nello Ogoniland rimangano almeno in parte nel Rivers, uno degli stati più poveri, è stato percosso, arrestato e imprigionato il 22 maggio 1994. E' accusato di aver incitato dei membri del suo movimento a uccidere quattro importanti rappresentanti degli Ogoni. Saro-Wiwa è noto per il suo impegno pacifista, e nega ogni accusa. Amnesty International ritiene inoltre che Ken Saro-Wiwa sia un prigioniero per motivi di opinione, e che il suo arresto faccia parte del disegno repressivo nei confronti della popolazione Ogoni, che sta lottando duramente contro i danni causati dalle compagnie petrolifere.
Il 10 novembre 1995 Ken Saro-Wiwa è stato impiccato dal regime nigeriano insieme ad altri otto militanti del movimento degli Ogoni, nonostante le pressioni dell'opinione pubblica internazionale. Secondo Greenpeace questa uccisione "macchierà per sempre il nome della Shell".

COSA COMBINA NEL MONDO LA SHELL
REGIMI OPPRESSIVI: nel 1993, il gruppo Shell possedeva filiali in Brasile, Colombia, Egitto, El Salvador, Guatemala, Honduras, India, Indonesia, Iran, Kenya, Liberia, Mali, Messico, Marocco, Papua Nuova Guinea, Perù, Filippine, Senegal, Siria, Turchia e Uganda.
SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO: nel 1991 la Shell violava il codice di condotta della Comunità Europea, pagando ai lavoratori neri del Sudafrica dei salari inferiori al minimo legale. Inoltre è una delle tre multinazionali coinvolte nella causa intentata da 500 contadini del Costarica resi sterili dai pesticidi. La Shell e la Dow Chemical avevano sviluppato e prodotto il pesticida DBCP, che è proibito negli U.S.A. e che ha causato la sterilità nei lavoratori delle piantagioni di banane. La Shell e la Dow Chemical hanno bloccato il processo nel Texas per 7 anni. Negli U.S.A. la Shell Mining Co. era nel 1989 una delle 5 imprese minerarie con le peggiori misure di sicurezza.
DIRITTO ALLA TERRA: secondo un rapporto dell'ottobre 1991, una vasta area di foresta tropicale intatta è minacciata da una serie di 10 dighe idroelettriche, progettate per fornire energia ad un complesso di miniere di bauxite e fonderie di alluminio nel Parà, in Brasile. La miniera di bauxite è il primo di molti progetti minerari in Amazzonia, ed è controllata da ALCOA (U.S.A.) e da una filiale della Shell, Billiton. La fonderia della miniera userà energia proveniente dalla diga Cachoeira Porteira, che inonderà 911 Kmq di foresta tropicale, compresi alcuni villaggi dell'Amazzonia. La diga inonderà anche terre abitate da 23 gruppi di popoli indigeni, alcuni dei quali non sono ancora venuti in contatto con l'uomo bianco. Secondo Survival International, la Shell è coinvolta nelle ricerche di gas naturale sul fiume Camisea in Perù, sulle terre degli Indios Machiguenga, vicino alla zona degli Indios Kugapakori, non ancora contattati, e quindi vulnerabili alle malattie. Nel 1990, secondo "The Ecologist", la Shell ammise di aver scelto una zona in Thailandia per una piantagione di eucalipti perchè sarebbe stato relativamente economico sfrattare e risarcire più di 4.000 indigeni. Fu consentito agli agenti della Shell di usare la corruzione e le minacce di violenza per indurre gli indigeni a lasciare le loro terre.
AMBIENTE: nell'agosto 1989 la Shell fu accusata di aver causato un'eruzione di petrolio alla raffineria di Stanlow. Si ebbe una fuoriuscita di 37.500 litri di petrolio greggio, che inquinò 20 km dell'estuario del fiume Mersey. Nel primo processo da parte della National Rivers Authority, la Shell ebbe una multa di 1 milione di sterline. Fu giudicata incapace di "compiere il proprio dovere di rispetto dovuto alla comunità". Secondo l'Autorità Nazionale dei Fiumi, la Shell era più preoccupata di salvare l'oleodotto che non di impedire la perdita, con un incremento nella fuoriuscita di 7 tonnellate di petrolio. Nel 1992, la raffineria Stanlow a Ellesmere Port era all'undicesimo posto nella lista di Greenpeace dei 50 impianti industriali più 'sporchi', autorizzata dalla NRA a scaricare rifiuti tossici nell'ambiente marino. Fu scoperta ad inquinare illegalmente su 42 dei 275 campioni di acqua prelevati dalla NRA. Fu scoperta anche a scaricare tre sostanze chimiche proibite senza autorizzazione.
ENERGIA NUCLEARE: nel 1993, la British Lead Mills era membro del Forum Nucleare Britannico, ed era fornitore di contenitori per materiale radioattivo.
ARMAMENTI: la Shell è coinvolta nella produzione di tessuti da mimetizzazione tramite Don & Low, e solventi, resine e altri prodotti con la Shell Chemicals. La Shell inoltre fornisce carburante alla marina ed alle forze aeree.
TEST SU ANIMALI: nel 1993 la Shell, su richiesta legale, ha testato veleno per roditori su animali, ed anche altri prodotti chimici come detergenti e anticongelanti prevedono test su animali.
CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO: nel giugno 1993 la Shell interruppe gli accordi per riconoscere i diritti dei lavoratori ad essere rappresentati dai sindacati, nella raffineria Haven nell'Essex. Il sindacato TGWU lanciò nell'agosto 1993 il boicottaggio della Shell, finché non saranno restaurati i diritti democratici dei lavoratori






La Walt Disney Corporation e' una delle multi piu' potenti di questo pianeta che ha costruito il suo impero sui fumetti di Paperino e Topolino, ma che oggi da bravi Paperon de Paperoni i manager di Disney hanno le mani su molti dei settori strategici dell'economia ha partire naturalmente dal settore dei media e della comunicazione per estendersi un po'ovunque dall'industria tessile a quella edilizia etc.
Purtroppo, ma c'era da pensare il contrario?, in tutti questi settori dove domina Walt Disney Corporation opera le scelte più retrive ed antipopolari. Così ad esempio nel campo della comunicazione e della rete internet Disney sostiene l'utilizzo di questo media non come attualmente gestito, ma mutuandolo dal modello televisivo dove emettitore del messaggio (la classe dominante dei ricchi) e ricettore (ossia il branco confuso che deve essere indottrinato dalla propaganda) siano ben distinti. Non per niente e' alleata con Microsoft e per un certo periodo di tempo si poteva accedere al suo sito solo il browser Microsoft Internet Explorer.

Sempre riguardo alla rete, Disney, naturalmente dalla sua posizione di dominio del mercato dei prodotti per la famiglia, sostiene chi vorrebbe regolamentare i contenuti della rete a misura di bambini. Questo a buona parte degli utenti e delle utenti della rete, non va giu'... già' abbiamo una televisione per lobotomizzati non ci potete imporre ovunque il vostro PRODUCI CONSUMA CREPA e soprattutto non farti mai domande e se hai qualche pensiero strano del tipo che pensi non sia giustissimo che un lavoratore haitiano di Disney debba lavorare 100 anni 10 ore al giorno per arrivare a guadagnare quanto guadagna in un'ora l'amministratore delegato di questa corporation... beh l'importante e che tu pensi anche di essere il solo a pensarla così non devi entrare in comunicazione con gli altri... cambia canale, mangia il tuo hamburger e ama la polizia.
A proposito di hamburger, tutti i film di Disney, specie i cartoni animati o comunque quelli per i più piccoli sono accoppiati alla commercializzazione e promozione tramite gadgets diffusi nei negozi McDonald's assieme ai loro pasti. Così le famiglie che dai loro piccoli sono state appena trascinate dentro i cinema o al negozio di videocassette per vedere i prodotti di Disney verranno poi trascinati dentro i "ristoranti" McDonald's dove con l' "Happy Meal" si ottiene in omaggio il pupazzetto di Toy Story o dei 101 o altro... e viceversa.
Non staremo qui ad annoiarvi sul fatto che questo utilizzo così brutale dei bambini da parte di queste multi per trascinare i loro genitori a spendere e' stato più volte stigmatizzato, non solo da noi, ma anche da sentenze dei tribunali di paesi non certo rivoluzionari ed anticapitalisti come l'Inghilterra. Non vi annoieremo neanche troppo standovi a dire che come ormai sappiamo quasi tutti/e, quegli oggettini di plastica vengono prodotti da donne in semischiavitù in Vietnam, Birmania ed Indonesia.
Anche nell'edilizia Disney e' in prima fila nella costruzione di cittadelle fortificate per colletti bianchi, per ricchi e per turisti che possono spendere, anche la Disney come molte altre multi ha abbandonato Hollywood alla sua terzomondializzazione per costruire metafore di citta' sterili e fortificate del resto "a Los Angeles dietro ogni angolo c'e' gente con cartelli con su scritto LAVORO IN CAMBIO DI CIBO... e non e' piu' cosi' divertente".

Walt Disney Scheda
tratta da Mini guida al consumo critico e al boicottaggio 1998
Sede centrale: Walt Disney Company, 500 South Buona Vista Street, Burbank CA 91521 (USA) fax 001 818 8467319
Attività: produzione di filmati, ideazione di personaggi ed attività editoriali, mostre ricreative, attività edilizie, concessioni di marchi e personaggi brevettati.
Sede italiana: The Walt Disney Co. Italia, Via S. Sandri1 - 20121 Milano - fax 02 29085349


i seguenti articoli sono tratti da Boycott

HAITI: GLI SPORCHI AFFARI DI PAPERON DE' PAPERONI

E brava Walt Disney! Topolino difensore della giustizia e della legalità, Pippo e Paperino protettori degli spiriti liberi,Qui Quo Qua, in compagnia del Re Leone, attenti alle tematiche ambientali, Pocahontas, la Bestia e il gobbo di Notre Dame a sottolineare la nuova attenzione per i popoli diversi e i diversi in genere... Brava Disney, entrata nel mirino dei "benpensanti" quando ha deciso di pagare gli assegni famigliari a tutti i dipendenti che vivono in coppia, compresi i conviventi e gli omosessuali. Tutto all'insegna della non discriminazione. Peccato che a 5.500 chilometri di distanza dai suoi begli uffici californiani, migliaia di giovani lavoratrici, poco più che quindicenni, lavorino alla confezione di abbigliamento a marchio Walt Disney per uno stipendio di circa 27 centesimi (430 lire) l'ora.
Haiti. Lo scenario degli impianti, vere e proprie baracche, due soli bagni per qualche centinaia di operaie, offre un contrasto stridente con il candore delle felpe di Pocahontas. Il lavoro va avanti nel rumore più assordante, 8-10 ore al giorno. Si lavora in piedi. Se proprio lo vogliono, le operaie possono portarsi un cuscino da casa. E' proibito parlare così come andare in bagno più di due volte al giorno. D'altronde il ritmo produttivo è così incalzante da lasciare poco più di 10 minuti per la pausa pranzo. Tra le fila delle operaie, i guardiani, con continui urli, percosse e molestie, fanno la loro parte perché la produzione vada avanti. "Ci trattano come animali!" E' questa la protesta delle lavoratrici.Chiunque provi ad organizzare qualsiasi forma di protesta, viene immediatamente licenziata. Non c'è tutela sanitaria e se un'operaia si ammala, non ha diritto a nessuna retribuzione. Di più. Ad Haiti non è legale licenziare le donne incinte, ma i padroni hanno trovato comunque un sistema per evitare il costo della maternità: trasferiscono le donne incinte a lavori ancora più pesanti e malsani finché, poco tempo dopo, è l'operaia stessa a decidere di abbandonare il lavoro. Maltrattamenti, percosse e violenze in cambio di 3.440 lire al giorno. Si calcola che per guadagnare la cifra che l'amministratore delegato della Disney guadagna in un ora, un'operaia haitiana dovrebbe lavorare 101 anni, per 10 ore tutti i giorni!
Agli stabilimenti di Haiti, una tuta di Pocahontas arriva in 11 pezzi. In 13 fasi - cucire i polsini, le etichette, gli orli, ecc... - si arriva al prodotto finito. In 8 ore un'operaia confeziona 50 felpe. Una produzione per un valore pari a 584 dollari (circa 940.000 lire), pagata 2 dollari e 22 centesimi (circa 3.500 lire).Come dire che ad un'operaia occorre 1 settimana e ½ di lavoro per potersi comperare la stessa maglia che produce in meno di 10 minuti.
Il divario fra valore prodotto e salari percepiti avrebbe contorni meno scandalosi se le operaie guadagnassero almeno quanto basta per una vita dignitosa. Il guaio ad Haiti è che i salari sono da Terzo Mondo mentre il costo della vita è da Primo. Lo stipendio di una giornata basta a malapena per consentire alle operaie di mantenersi in vita e di prendere l'autobus per recarsi al lavoro. La conclusione è che per far fronte alle spese del resto della famiglia, esse si indebitano, ma così facendo si impoveriscono sempre di più, perché le condizioni degli usurai sono pesantissime. E' così da sempre. Quando Aristide, eletto dalla popolazione haitiana dopo anni di dittatura, alzò il salario minimo legale, cercando comunque un compromesso con quanti ritenevano che un salario troppo alto avrebbe scoraggiato gli investimenti esteri, per tutta risposta le ditte che gestiscono in subappalto la produzione W.Disney alzarono la quota produzione giornaliera delle loro operaie.
Non è solo per l'economicità del lavoro che molte ditte statunitensi hanno trasferito alcune fasi produttive in paesi stranieri come Haiti. Parte del merito va alla politica neoliberista del governo Reagan. Da parte loro, i governi dei paesi dell'America Centrale per attirare gli investimenti esteri hanno creato delle Zone Economiche Speciali, che garantiscono esenzioni doganali, libertà di esportare i profitti senza essere tassati e, naturalmente, leggi antisindacali. In conclusione, si calcola che di tutto l'abbigliamento prodotto negli Stati Uniti, più della metà è prodotta in condizioni analoghe a quelle haitiane.
Intanto, negli USA è iniziata una campagna nei confronti della Disney. Ad organizzarla è la National Labor Committee (NLC), che si occupa di tutela dei diritti delle popolazioni del Sud del mondo. E' stato Charles Kernaghan, direttore dell'organizzazione,durante un viaggio ad Haiti a rilevare le condizioni delle lavoratrici e a sollevare il caso denunciando pubblicamente il comportamento irresponsabile della Disney. La campagna mira a far accettare ispezioni negli stabilimenti dove si produce per la Disney condotte da organismi indipendenti, che possano parlare liberamente con le lavoratrici per verificare le condizioni reali in cui lavorano, senza che queste debbano temere ritorsioni. Charles Kernaghan precisa di non volere assolutamente il ritiro della Disney da Haiti perché qui c'è bisogno di lavoro, ma chiede che la retribuzione venga portata a 920 lire l'ora (anziché le 485 attuali). Per le lavoratrici resterebbe un salario basso, ma consentirebbe almeno di far fronte ai bisogni di base.
Per ora la Disney nega ogni addebito, sbandierando il "codice di condotta" che la società si è data e che le impedisce di utilizzare lavoro minorile o sottopagato. Le cose sono complicate ulteriormente dal fatto che non è direttamente la Disney a gestire gli stabilimenti haitiani. La produzione tessile è subappaltata a due società statunitensi, la H.H.Cutlere la L.V.Myles, che a loro volta si appoggiano a 4 ditte che lavorano in Haiti. Un sistema di scatole cinesi che facilita il gioco di rimpallo delle responsabilità. Se la Disney afferma di non aver riscontrato irregolarità durante le ispezioni, le società che gestiscono l'appalto si trincerano dietro le regole del mercato: Haiti può offrire solo manodopera a basso costo; alzare gli stipendi significa perdere competitività e conseguentemente lavoro. In realtà, se anche la Disney e le ditte subappaltatrici non intendessero rinunciare a nessun punto percentuale dei loro profitti e spostassero tutto il peso degli aumenti salariali sulle spalle dei consumatori, questi si troverebbero a dover pagare un prezzo più alto di appena 1.000 lire. Una cifra così bassa da non minacciare il volume di vendite.
In questa ennesima battaglia tra diritti dei lavoratori e leggi del mercato, la parola passa direttamente ai consumatori. La forza della Disney, così come di molte altre multinazionali, sta nella propria immagine. La sua debolezza nella consapevolezza di non poter difendere in nessun modo davanti ai suoi clienti salari così da fame e condizioni di lavoro così inique. Per questo, nel tentativo di parare il colpo, e pur di non cedere di fronte alla richiesta di ispezione nei suoi stabilimenti,la Disney si è impegnata a far aumentare la paga delle lavoratrici fino a 550 lire l'ora. Tocca ai consumatori giudicare se il comportamento della Disney è congruo con la sua immagine di portatrice di valori familiari, e quindi agire di conseguenza.
FONTE: I CARE - MARZO 1997

ANCHE IN BIRMANIA!!!

Intanto, la Walt Disney resta nell'occhio del ciclone anche per un'altra triste vicenda: la confezione delle felpe di Topolino in Birmania. Qui le condizioni dei lavoratori sono ancora peggiori che in Haiti. Sei centesimi di paga oraria per un monte ore settimanale superiore alle sessanta. Meno di 300.000 lire all'anno in un Paese dove la dittatura militare impone i lavori forzati, reprime brutalmente qualsiasi rivendicazione sindacale, dove non si contano i casi di sparizioni e massacri. Quella stessa dittatura militare che,oltre ad imporre una tassa del 5% su ogni esportazione, è diretta proprietaria del 45% degli stabilimenti Yangon nei quali vengono prodotte le felpe. Nonostante l'amministrazione Clinton abbia condannato la dittatura e posto la Birmania nella lista dei Paesi fuorilegge (per altro è da qui che arriva la metà dell'eroina consumata negli U.S.A.), nel '95 l'industri tessile statunitense ha importato prodotti "Made in Myanmar" per un totale di 65 milioni di dollari.

HAITI: 150 LICENZIATI DALLA DISNEY

Un recente rapporto della "Disney/Haiti Justice Campaign" ha rivelato che più di 150 lavoratori tessili ad Haiti erano stati licenziati dalla ditta L.V.Myles, che produce per conto della Disney, allo scopo di reprimere la protesta dei lavoratori. Numerosi attivisti avevano scritto alla L.V.Myles a New York o alla Disney in California per denunciare questa ingiustizia.
Chuck Champlin, Direttore delle Comunicazioni per i prodotti Disney, ha parlato recentemente con attivisti dei diritti sindacali affermando di avere avuto un colloquio con Yannick Ettienne di "Batay Ouvriye", la quale "non aveva accennato a questi lavoratori licenziati".
Ettienne comunque disse a "Champaign for Labor Rights" che non aveva fatto cenno ai 150 lavoratori perché il signor Champlin non glielo aveva chiesto. Ettienne ha confermato che più di 150 lavoratori sono stati licenziati prima che una squadra di monitoraggio interno della Disney visitasse lo stabilimento della L.V.Myles. Ettienne ha affermato di aver informato il signor Champlin che "Batay Ouvriye" avrebbe cercato di ottenere i nomi dei lavoratori licenziati ma che sarebbe stato più facile farlo tramite la Disney. Nei contatti con i lavoratori, "Batay Ouvriye" non chiede ai lavoratori il cognome e i lavoratori si conoscono l'uno con l'altro solo per nome. Essi scoprono quando uno dei loro compagni è stato licenziato solo quando qualcun altro prende il suo posto. Il processo di licenziamento è molto veloce: i lavoratori non ritornano in fabbrica a dire ai compagni che sono stati licenziati. La maggior parte delle volte essi ritornano direttamente in campagna. Improvvisamente i lavoratori conosciuti da "Batay Ouvriye" non si trovano più in fabbrica e non si possono rintracciare facilmente.
La Disney potrebbe facilmente scoprire quali lavoratori sono stati licenziati e perché semplicemente chiedendolo alla L.V.Myles. Il Codice di Condotta della Disney, che secondo Champlin è ora disponibile in francese, stabilisce che la Disney avrà accesso a "libri e registrazioni relative a questioni dei lavoratori" di tutte le ditte che lavorano per lei. Il Codice di Condotta richiede anche che "le manifatture rispetteranno il diritto dei lavoratori ad associarsi, organizzarsi e negoziare collettivamente". Esso non menziona il salario minimo ma afferma che la Disney si aspetta che le fabbriche "riconoscano che i salari sono essenziali per soddisfare i bisogni di base dei lavoratori".
FONTE: CAMPAIGN FOR LABOR RIGHTS - GENNAIO 1998


                                                                               COCA COLA

Multinazionale statunitense nata nel 1891. Ottavo gruppo alimentare del mondo, ha filiali in più di trenta paesi.
Fattura circa 20 miliardi di euro (nel 2001) e - insieme a Coca Cola Enterprises -, impiega 29.500 persone (dato 1999).
 - Il 9/12/1999, a Manila, 600 lavoratori della società di imbottigliamento Otis Coca-Cola sono stati licenziati in tronco, senza preavviso (comunicato stampa IUF 28/01/2000).
 - In Belize (America Centrale), contribuisce alla distruzione della foresta tropicale.
 - Collabora intensamente per la vendita di Nestea e Nescafé con la Nestlé, la quale non rispetta il codice Oms (Organizzazione mondiale della sanità) e Unicef per il latte in polvere.
 - Uno studio di Codacons, un'associazione di consumatori italiana, ha dimostrato che alcuni prodotti "dietetici", come le bevande Coca Cola Light, contengono aspartame. Questa sostanza, se assunta in grandi quantità, può causare danni al cervello, particolarmente gravi nei bambini.
Ancor più forti gli effetti sul feto, se è la madre a consumare frequentemente questi prodotti. (Fonte: rivista Agra & Trade, n. 16, 26/04/1998)
 - In Guatemala non rispetta i diritti sindacali dei lavoratori.
 - Negli impianti di imbottigliamento in India fa uso di lavoro minorile.
 - Nel giugno 1999, sono state ritirate dal mercato belga tutte le bevande prodotte da Coca Cola, in seguito a numerosi casi di intossicazione e il ricovero in ospedale di più di 90 persone in una sola settimana. Le bevande erano contaminate con un fungicida, rimasto nelle lattine come residuo delle lavorazioni precedenti. (Fonte: Il Sole 24 Ore, 15/06/1999)
 - Si rifiuta di prendere in considerazione la proposta di introdurre il vuoto a rendere delle bottiglie, promuovendo la vendita di contenitori in alluminio e plastica. Tale comportamento contribuisce alla produzione di migliaia di tonnellate di rifiuti e stimola il consumo di alluminio che ha un effetto devastante nei luoghi di estrazione.
 - Nel maggio del 1998 il Corriere della Sera pubblica la foto di Shehazadi, una bambina pakistana ritratta mentre accucciata sul pavimento di casa cuce un pallone che porta contemporaneamente tre marchi: Coca Cola, Fifa e Mondiali 98 di Francia. Palloni analoghi, pagati a Shehazadi poche centinaia di lire, vengono venduti in Europa per almeno 50.000 lire.
 - La Coca Cola è inoltre considerata una delle 10 peggiori imprese statunitensi perché ingozza i ragazzi di zucchero e acqua piena di additivi chimici.
 - Oggi gli adolescenti bevono due volte di più bevande commerciali che latte, mentre 20 anni fa era il contrario.
 - La Coca Cola Bevande Italia S.p.a. controlla il 55% del mercato italiano delle bevande analcoliche e l'85% di quello delle cole. Nel 1999 è stata condannata a pagare una multa di oltre 30 miliardi dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per aver violato la legislazione sulla concorrenza; in particolare per aver realizzato un sistema di sconti discriminatori e fidelizzanti, attraverso una classificazione dei grossisti selettiva e non trasparente. (Fonte: listeservedi 
corp-focus@essential.org; Homepage di Saras: http://www.gisnet.it/saras/boicottare.htm; Nuova Guida al Consumo Critico, ed. EMI, 2000; Corriere della Sera, 11/05/98) 

 NEL CORSO DEL 2002 IL sinaltrainal, IL SINDACATO DEI LAVORATORI DELL’INDUSTRIA AGROALIMENTARE COLOMBIANO, HA LANCIATO UNA CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO NELLE AMERICHE E IN EUROPA CONTRO COCA COLA, AFFINCHE’ CESSI IL CLIMA DI VIOLENZA NELLE FABBRICHE D’IMBOTTIGLIAMENTO IN COLOMBIA: negli ultimi dieci anni il SINALTRAINAL ha perso 20 dirigenti operai, di cui 3 nel corso di trattative sindacali; altri 48 sono stati costretti a lasciare la città in cui vivevano, e sia loro che i loro familiari hanno subito intimidazioni, montature giudiziarie, minacce, sequestri e ritorsioni. Nelle fabbriche, del tutto o parzialmente proprietà di Coca Cola, o in contratto esclusivo per la multinazionale di Atlanta, talvolta il padronato minaccia apertamente il ricorso a ogni mezzo, omicidio compreso, per contrastare la sindacalizzazione; spesso, i gruppi paramilitari intervengono prima: anche lo scorso 20 aprile, è stato ucciso davanti alla sua casa Gabriel Remolina, dipendente della Coca Cola e sindacalista del SINALTRAINAL.
Nel luglio del 2001, presso il tribunale di Atlanta, USA, il SINALTRAINAL ha depositato una richiesta di incriminazione contro la Coca Cola, perviolazione dei diritti umani. Il 5 agosto del 2004, nel municipio di Saravena, sono stati assassinati dall’esercito nazionale tre dirigenti sindacali, che erano venuti in Europa a denunciare la condizione dei sindacati in Colombia.
L’avversione al lavoro sindacalizzato, del resto, è una costante dell’azienda in tutto il mondo: solo negli USA, tra il 1997 e il 2002 ha violato 1115 volte norme di sicurezza e prevenzione sui luoghi di lavoro, nel 2000 ha patteggiato il risarcimento di 2200 lavoratori afroamericani per discriminazione razziale, nel 2001 ha licenziato un suo dipendente per aver denunciato alle autorità sanitarie la presenza di un topo nello stabilimento. Per il Sindacato internazionale degli alimentaristi la fortuna dell’azienda è sostanzialmente costruita risparmiando sul costo del lavoro: la sua politica è quella di assumere meno personale possibile, ricorrendo ovunque agli appalti di aziende d’imbottigliamento, alle quali impone pessime condizioni. Nel solo anno 2000, ha licenziato 5200 persone. Ma non solo: in India, a Plachimada, la fabbrica locale contamina le falde acquifere e prosciuga i pozzi della zona, attingendo circa un milione di litri d’acqua al giorno e disperdendo nel terreno le sostanze chimiche necessarie a ripulire le bottiglie e miscelare gli ingredienti; nel 2003 l’acqua venduta come microbiologic. e chimicamente pura da Coca Cola conteneva, secondo il Centre for Science and Environment, residui di pesticidi in grande quantità;
la Corte suprema indiana ha condannato Coca Cola per i danni ambientali 
di una scritta cubitale dipinta direttamente sulle rocce dell’Himalaya.
ADERIRE AL BOICOTTAGGIO E’ INNANZITUTTO UN DOVERE MORALE (per la Coca Cola invenduta è un segnale più forte della condanna di un tribunale), e in più può far bene: l’alto consumo di bevande gassate e zuccherate provoca diabete obesità, soprattutto negli adolescenti, ai quali Coca Cola si rivolge pubblicitariamente in modo più rilevante. 

Nel 1998 il Codacons ha dimostrato che la Coca Light contiene aspartame
: questa sostanza può causare danni cerebrali, se assunta in grandi quantità, con fortissimi effetti sul feto, se è la madre a consumare frequentemente questi prodotti. Il 1999 è invece stato per Coca Cola l’anno delle intossicazioni: prodotti contaminati sono stati ritirati dai mercati belga, francese, lussemburghese e polacco; episodi analoghi si sono verificati 4 volte negli USA tra il 2000 e il 2002, sempre nella filiale Minute Maid.
Inoltre, fa un uso massiccio dei paradisi fiscali, secondo Greenpeace vende prodotti contenenti ogm e non lo dichiara, usa ingredienti sperimentati sugli animali, e in Italia è stata condannata dal TAR del Lazio per la violazione della legge sulla concorrenza.



AGNELLI
L'impero Agnelli comprende anche fabbriche di armi coma la SNIABPD, la IVECO.

Conosciuta con il marchio Domopak.
Durante la guerra in Vietnam ha prodotto armi chimiche. E' la seconda industria chimica del mondo e la sesta produttrice di pesticidi o meglio di clorina, un ingrediente base della plastica, dei pesticid e dei solventi che, incenerita produce diossina.


Quarto gruppo chimico tedesco presente con i marchi:
Antica erboristeria, Atlas, Batist, Dato, Dixan, Schwarzkopf, Fa, Kaloderma, Le Chat, Micolor, Natura, Neutromed, Perlana, Ultrarapida Squibb, Vernel, Vidal, Vionell Intim.



E' presente con i marchi:
Carapelli, Cereol, Delizie, Eridania, Friggi, Giglio Oro, Hoc, Interzuccheri, Lara, Le Macine, Ligustro, Oro Verde, Rustichella, Sigillo, Teodora, Verdi Colli, Zefiro.



E' il più grande commerciante del mondo di tè.
E' presente con i marchi:
4 Salti in padella, Algida, All, Atkinson, Axe, Astra, Benefit, Bertolli, Bio Presto, Brut, Calvè, Calvin Klein, Carte d'Or, Cerruti 1881, Cif, Coral, Ammoniacal, Clear, Clinic, Coccolino, Comfort, Continental, Cornetto, Cutex, Dante, Denim, Dove, Durban's, Eldorado, Findus, Flora, Fiore Verde Findus, Foglio d'oro, Friol, Genepesca, Gico, Gradina, Ice Tea Lipton, Igloo, Jolly, Leocrema, Lipton, Lux Lysoform, Lysoform, Marè, Magnum, Maya, Mentadent, Milkana, New Dimension, Oio, Paperino, Pasta sfoglia Findus, Pat boon, Pepsodent, Persona, Pizza, Le ricette del sole Findus, Pizza forno Findus, Punto Weight Watcher, Pure & Vegetal, Ragù, Rama, Rexona, Rocca dell'Uliveto, S. Giorgio, Sorbetteria di Ranieri, Speedipizza Findus, Surf, Svelto, Timotey, Top Down, Tesoroni, Twister, Valentino (licenza), Vaseline, Vim Clorex, Vim Liquido, Vive la vie, Wisk.



E' il risultato della fisione tra Sandoz e Ciba Geigy.
Una delle più grandi multinazionali che vende semi manipolati e i rispettivi pesticidi.
E' presente con i seguenti marchi:
Actara, Aviva, Calcium Sandoz, Capstar, Céreal, Ciba, Ciba-Geigy, Cloomicalm, Clordane, Cruiser, Desenex, Dietor, Dulcolax, Econor, Eden, Endosulfan, Exlax, Fenistil, Frizzina, Fruttil, Gas X, Geneva Pharmaceutical, Gerber (omogeneizzati), Grandis Biotech, Habitrol, Immerge BioTerapeutics (50%), Idrolitina, Isostar, Lamisil, Lemocin, Lindane, La Buona Natura, Maalox, Mais Bt, Mebucasol, Milical, Neocitran , Nicotinell, Novosal, Oclea, Otrivin, Ovomaltina, Piz Buin, Sandoz AG, Vantaggio, Vigoplus, Vivonex. 



E' presente con i marchi:
Bonlat, Chef, Corradini, Dietalat, Giglio, Kyr Parmalat, La Frutta, Mister Day, Oro Centrale, Parmalat, Pizza Pronto forno, Plasmon, Pomì Punto Weight Watchers, Santal, Tea Food, Tettamanti, Vecchio Forno.



Appartiene per il 51% alla famiglia Bettencourt e per il 49% alla Nestlé
E' presente con i marchi:
Elséve, l'Oreal, Neutralia, Neutralia Garniér, Studio Line L'Oreal, Synergie, Ultra Dolce Garniér, Vividop.
Mini-Guida al consumo critico e al boicottaggio Nuova Edizione Movimento "Gocce di Giustizia" Vicenza, luglio 1998



Responsabile di una delle maggiori fonti di rifiuti del mondo: i pannolini. Una delle più grandi sperimentatrici sugli animali.
E' presente con i marchi:
Infasil bagno Igienico, Zest, Clerasil, Oil of Olaz, AZ, Kukident, Douss Douss, Lines Lei, Noxzema, Camay, Infasil, Topexan, Keramine H, Panten,  Ace Gentile, Lines, Tampax, Asciugatutto, Mia, Poffy, Senz'acqua, Tempo, Linidor, Pampers, Polin, Lenar, Ariel, Dara, Tide, Dash, Nelsen, Baleno, Mastro Lindo, Mister Verde, WC, Spic & Span, Tuono, Viakal, Babysan, Finish, Perla, Camay, Dash, Fixodent, Lenor, Fater, Flash, Intervallo, Pantene ProV, Prima, Senz'acqua, Bounty, Comet, Laura Biagiotti, Mr. Clean, Natispray, Noxzema, Pringles, Rapido, Tuono, Vicks, Yes, Vidal Sassoon.



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